E' così che la trovano, in una fredda mattina di gennaio, la trovano morta ammazzata nel suo appartamento di via Tirolo, a Brindisi.Il corpo è di Fernanda Ricciardi, 84 anni portati con serenità e leggerezza, amava la vita ed era perfettamente autosufficiente e amata dai figli e, soprattutto i nipiti.
L'omicidio risale alla sera prima e l'assassino l'ha uccisa intenzionalmente, senza rubare alcunché.
Il quartiere e l'intera città sono increduli dinnzi a questo efferato delitto.Accanirsi su una povera nonnina con ben 94 coltellate ha una parvenza di diabolico.Ora per i figli di Fernanda viene il momento più difficile: dare la notizia ai nipoti, i quali adoravano la nonna, più difficile ancora sarà spiegarlo a Davide, nipote prediletto di nonna Fernanda, però Davide studia Giurisprudenza a Milano,anzi proprio quella mattina doveva dare un esame, quindi si ha tutto il tempo per prepararlo al tragico evento.
La sera il ragazzo viene avvertito della sciagura e si precipita a Brindisi, appresa la notizia, non è più lo stesso.Si chiude in casa e non intende ripartire per Milano, la morte della nonna l'ha colpito profondamente.
Ma gli investigatori che dicono? Niente.Sono passati ormai due mesi da quell mattina e l'inchiesta resta ferma lì, il caso si avvia a prendere la strada dell'archiviazione.Qualcosa è stato fatto, ad esempio mettere sotto controllo i telefoni dei familiari, scavare nel passato di Fernanda, ma niente, non si arriva da nessuna parte.
Però, quasi mentre stavano revocando il controllo sui telefoni dei parenti, alle orecchie dell'agente balza una frase che desta una cera perplessità:"A volte dentro di me c'è un mostro che colpisce e che non riesco a fermare".Questa frase viene riascoltata più volte.
Il telefono in questione è quello di Davide.Che parla con un'amica.Cosa avrà voluto dire?Di quale mostro parla? A cosa allude?Si procede ai controlli del caso, ma non è questa la pista da seguire.Davide è l'unico ad avere un alibi di ferro, era a Milano.Le studentesse con cui divide l'appartamento possono ranquillamente confermarlo.E poi è bastato controllare i tabulati telefonici con le chiamate della mamma, che lo chiama ogni sera.No, meglio non perdere tempo, l'assassino bisogna cercarlo altrove.
Ma, per scrupolo, tanto per fare, un'occhiata alla lista passeggeri dei voli Brindisi-Milano, il giorno del delitto, la si può sempre dare.
La soluzione sta in alto alla schermata in ordine alfabeto: sul volo AirOne delle 15.20 del 23 gennaio, c'era un posto riservato al sig.Antonelli Davide.Il nipote.
Proviamo una ricostruzione.Il pomeriggio del 22 gennaio, il ragazzo che studia Giurisprudenza a Milano, acquista un biglietto ferroviario per Brindisi e prenota un volo, sulla stessa tratta, destinazione inversa per il girno successivo.La sera è nel suo appartamento milanese, dove riceve la telefonata della mamma, poi dice alle coinquiline che uscirà, farà tardi e dormirà fuori.Invece va alla stazione e sale sul Milano-Brindisi della notte.Dopo un lunghissimo viaggio, arriva a Brindisi.
Il givane si dirige verso casa della amata nonna che gli vuole un gran bene, a cui vuole un gran bene.L'anziana donna sente suonare, strano, visto la tarda ora, ma aperta la porta la tensione si scioglie, che sorpresa pensa la nonna, il mio Davide è tornato e mi ha fatto questa bella improvvisata.Il sorriso felice di lei svanisce quando, Davide, dallo sguardo torvo e glaciale estrae il coltello.Negli occhi di Fernanda vi è un misto di orrore e incredulità.Il seguito è di 94 coltellate.Quindi il ragazzo, sporco di sangue, infila il giaccone e scappa in aeroporto a prendere il volo per Milano.Così alla sera riceverà la solita telefonata di mamma.Il giorno dopo, sosterrà il suo esame alla Bocconi e a sera riceverà la nefasta telefonata, che lui giocoforza già conosce.
A questo delitto non ci saranno mai una risposta, nemmeno Davide sà realmente perchè lo ha fatto, dice di ever sentito una voce interiore, e per questo ha massacrato la sua adorata nonnina.
Davide Antonelli viene dichiarato mentelmente instabile e ricoverato in un ospedale pschiatrico.
Finiscono così, la storia e la vita di Fernanda, uccisa dal suo nipote preferito, il quale ha messo a punto un piano perfetto, studiato nei minimi dettagli, e una lucidissima follia ha armato la su mano, tanto da infliggere al provato corpo della nonna novantaquattro coltellate, novantaquattro, più dei suoi anni.
ScomodaMente
domenica 23 gennaio 2011
venerdì 21 gennaio 2011
Qualunquemente e spessatamente al cinema con Albanese.

Cetto La Qualunque è un uomo politico senza un briciolo di testa, intelligenza ("senza-mente", per dirla al suo modo), l'unico suo interesse è: 'o pilo (parola che nel sud Italia sta a significare la vagina). Difatti il suo programma elettorale per sconfiggere il suo acerrimo rivale di sempre, De Santis, è tutto accentrato sull'aumento di pilo. "Più pilo per tutti!"
Ma Cetto La Qualunque è anche figura stilizzata dell'italiano medio moderno, l'uomo italiano che ad ogni passaggio di ragazza deve per forza di cosa (per dimostrare al branco la sua mascolinità, "branco", così si possono definire oggi i gruppi di amici") seguire con gli occhi i deretani e immaginarsi con i compagni di sordidi giochi il come poterli usare. E le donne che per tenersi vicini bestie maschie fanno ciò che loro vogliono con la presunzione di dire: lo faccio perché il corpo è mio e lo gestisco io.
Cetto La Qualunque è anche un personaggio plasmato su quella moda meridionale, ma da tempo anche settentrionale, e quindi tutta italiana, di dire che in fondo se la mafia esiste è cosa normale, è sempre esistita e si convive.... pensate se avessero pensato la stessa cosa i ricercatori oncologi a riguardo dei tumori.?
E' Cetto La Qualunque purtroppo un ritratto figurativo e realistico di questa Italia che va... va di sicuro... ma dove? Beh dove è facile prevederlo... come i gamberi ritorna indietro ai tempi dei cannibali e dei trogloditi, che giustamente pensavano, gesticolavano e si esprimevano come gli italiani moderni: Bunga-bunga.... t.v.b. Bunga-Bunga... culo... Bunga-Bunga... qui-qui.
E soprattutto per questi motivi, soprattutto per auto-analizzarci senza alcun pudore e abbozzanti preconcetti che bisognerebbe andare al cinema per vedere Qualunquemente, uno dei pochi film che ha, oggi, in questo paese il coraggio di dire le cose come stanno, perché prima di cambiarlo questo paese, bisogna pure che qualcuno incomincia rendersene conto di quanto schifo faccia!
giovedì 20 gennaio 2011
Un italiano sconfortato. Bunga Bunga, Zalone e Avetrana.
Salve mi presento, sono una persona italiana da circa 28 anni (ne ho altrettanti) che non riesce più ad uscire di casa perché prova molta vergogna per la condizione esistenziale (essere italiano) che lo mette in vero e proprio disagio, in uno stato confusionale che spesso alla mattina quando si sveglia gli fa dire allo specchio: "Vado via da questo schifo di nazione..."
Mentre in questi giorni imperversa in tutta la nazione il successo e l'eco dell'ultimo film di Checco Zalone (emblema, secondo me, di questa mia nazione involgarita dalla testa ai piedi) che batte in spettatori il capolavoro di Roberto Benigni, mentre non si fa che parlare altro di Bunga Bunga ministeriale di party del Papi con tette, culi e altri oggetti del genere che si possono trovare su di un unico oggetto quale la donna è secondo tre quarti della nazione.... mentre accade tutto questo muoio, tremendamente muore la mia identità di artista, di studente, di futuro lavoratore... muoio. Dove bisogna andare per stare più sereni, per non chiudere in un cassetto blindato i propri sogni da far realizzare.... dove trovare la libertà... Ma forse pure in Sudan, forse perché no in Iran... forse ovunque.
Rientrando nel mio senno penso però poi che in fondo non sono proprio questi i paesi dove la libertà regna sovrana e le donne non siano oggetti... però già il pensarlo per conto mio è stato grave. E' un fallimento governativo, parlamentare, non lo so, di certo l'Italia ha fallito in tutto. Difatti secondo una statistica europea, la nostra patria è indietro in tutto, due milioni e mezzo di ragazzi non studiano e non lavorano, meno di una persona su due legge un libro. Statistica che sembra affermare cruenta che i miei compatrioti (eufemismo) hanno messo da parte la cultura, il professionismo eregendo a totem un enorme fallo in base al quale valutano occasioni, speranze e futuro... un vero e proprio pensiero del cazzo. Così facendo l'Italia non può che non regredire, arenarsi, infangarsi con la sua putrida e schifosa gente.
Ma tranquilli sembrano rispondere i nostri politici, tanto c'è la storiella del Bunga Bunga, la storiella di Avetrana, il film di Zalone che vi fa da ninna nanna, vi calma, vi tiene buoni, sereni al calduccio delle vostre case, già le nostre case che non hanno più l'ICI, l'unico luogo dove si può restare, perché fuori non si puo' proprio più andare.... si è a disagio senza soldi, né speranze, tutto sale. Sale la benzina, i pedaggi, le assicurazioni, il mattone, la rabbia e la sfiducia, l'unica cosa che resta uguale da un po' di tempo, purtroppo è questo schifo d'Italia!
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L'ultimo TOTEM italiano. |
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Un party all'italiana. |
Ma tranquilli sembrano rispondere i nostri politici, tanto c'è la storiella del Bunga Bunga, la storiella di Avetrana, il film di Zalone che vi fa da ninna nanna, vi calma, vi tiene buoni, sereni al calduccio delle vostre case, già le nostre case che non hanno più l'ICI, l'unico luogo dove si può restare, perché fuori non si puo' proprio più andare.... si è a disagio senza soldi, né speranze, tutto sale. Sale la benzina, i pedaggi, le assicurazioni, il mattone, la rabbia e la sfiducia, l'unica cosa che resta uguale da un po' di tempo, purtroppo è questo schifo d'Italia!
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domenica 16 gennaio 2011
Renato, ucciso da 7000 SMS- Il delitto della domenica
I giornali e i notiziari locali, quella mattina del 6 febbraio 2003, aprono tutti con la stessa notizia: "l'operaio Renato Mascarin, 39, sposato, una figlia, è stato trovato morto davanti alla propria abitazione di Azzano Decimo, provincia di Pordenone, ucciso con un'arma da taglio".
Lo hanno rinvenuto i genitori che abitano nella stessa palazzina. Hanno sentito dei rumori, hanno sentito gridare nel prato e sono scesi immediatamente. Ma è troppo tardi. La scena che si presenta loro è raccapricciante: il loro adorato figlio è stato appena ammazzato. Ammazzato da chi? I poveri coniugi non hanno fatto in tempo a vedere l'assassino, soltanto le luci rosse di un'auto che sfrecciava via.
E' subito chiaro che si tratta di omicidio premeditato, perchè il killer cercava lui. Doveva averne studiato la vita, gli orari, le abitudini. Infatti Renato viene ucciso mentre stava andando a lavorare, alle cinque, come ogni mattina. La notizia subito crea sconcerto in paese. Renato era una brava persona, conosciuta e stimata da tutti, la moglie Patricia è impiegata in Municipio.
Si allertano gli ospedali della zona: la vittima si è difesa, quindi l'assassino potrebbe essersi ferito. Questa sembra essere la strada giusta, perchè l'indomani, un ragazzo di ventiquattro anni, si presenta al pronto soccorso accompagnato dalla madre, per farsi medicare una ferita alla mano dovuta ad un banale incidente domestico.
Alex è un ragazzo tranquillo, timido ed educato, impegnato nel sociale e nel volontariato, insomma fuori da ogni sospetto. Tutto qui, ed il ragazzo, dopo una semplice chiacchierata informale, può tornarsene a casa.
Però guardando bene c'è un aspetto che andrebbe approfondito. Si scopre che Alex svolge il suo lavoro da volontario al Comune di Azzano. Impiegato in ufficio, lo stesso dove lavora Patricia. Questo non vuol dire niente, ma quando i carabinieri vanno a casa del giovane e scoprono che sul salvaschermo del suo computer compare la gigantografia di Patricia, qualche serio dubbio cominicia a venire.
Ogni dubbio viene meno quando, in una sacca ben occultata, viene trovato un coltello da cucina, dei guanti di lattice e vestiti sporchi di sangue. Alex Mucignat viene arrestato con l'accusa di omicidio premeditato.
Ma la sorpresa salta fuori dai tabulati telefonici del cellulare del ragazzo. Infatti tra Alex e Patricia vi è una fitta corrispondenza d'amorosi sensi, tant'è vero che dall'aprile 2002 al febbraio corrente si sono scambiati oltre 7000 SMS. Ma Alex e Patricia non sono amanti, visto che quei messaggi sono di natura affettiva, sono ossessive dichiarazioni d'amore del giovane, insomma un'amore epistolare, pulito. Patricia risponde più volte che non ha intenzione di tradire suo marito, ma al tempo stesso mantiene con il ragazzo questa relazione "affettiva".
La notte del delitto Alex invia il seguente SMS "Noi non riusciamo più a parlare, perchè ora sono i nostri corpi che hanno bisogno di parlare". Risposta di Patricia "Io non voglio tradire mio marito in nessun modo, né con il corpo nè con la mente"
Questa storia si conclude con la condanna di Alex a 14 anni e otto mesi e Renato eliminato con quindici coltellate. Per cancellarne la memoria piena, come si fa con il cellulare.
Lo hanno rinvenuto i genitori che abitano nella stessa palazzina. Hanno sentito dei rumori, hanno sentito gridare nel prato e sono scesi immediatamente. Ma è troppo tardi. La scena che si presenta loro è raccapricciante: il loro adorato figlio è stato appena ammazzato. Ammazzato da chi? I poveri coniugi non hanno fatto in tempo a vedere l'assassino, soltanto le luci rosse di un'auto che sfrecciava via.
E' subito chiaro che si tratta di omicidio premeditato, perchè il killer cercava lui. Doveva averne studiato la vita, gli orari, le abitudini. Infatti Renato viene ucciso mentre stava andando a lavorare, alle cinque, come ogni mattina. La notizia subito crea sconcerto in paese. Renato era una brava persona, conosciuta e stimata da tutti, la moglie Patricia è impiegata in Municipio.
Si allertano gli ospedali della zona: la vittima si è difesa, quindi l'assassino potrebbe essersi ferito. Questa sembra essere la strada giusta, perchè l'indomani, un ragazzo di ventiquattro anni, si presenta al pronto soccorso accompagnato dalla madre, per farsi medicare una ferita alla mano dovuta ad un banale incidente domestico.

Però guardando bene c'è un aspetto che andrebbe approfondito. Si scopre che Alex svolge il suo lavoro da volontario al Comune di Azzano. Impiegato in ufficio, lo stesso dove lavora Patricia. Questo non vuol dire niente, ma quando i carabinieri vanno a casa del giovane e scoprono che sul salvaschermo del suo computer compare la gigantografia di Patricia, qualche serio dubbio cominicia a venire.
Ogni dubbio viene meno quando, in una sacca ben occultata, viene trovato un coltello da cucina, dei guanti di lattice e vestiti sporchi di sangue. Alex Mucignat viene arrestato con l'accusa di omicidio premeditato.
Ma la sorpresa salta fuori dai tabulati telefonici del cellulare del ragazzo. Infatti tra Alex e Patricia vi è una fitta corrispondenza d'amorosi sensi, tant'è vero che dall'aprile 2002 al febbraio corrente si sono scambiati oltre 7000 SMS. Ma Alex e Patricia non sono amanti, visto che quei messaggi sono di natura affettiva, sono ossessive dichiarazioni d'amore del giovane, insomma un'amore epistolare, pulito. Patricia risponde più volte che non ha intenzione di tradire suo marito, ma al tempo stesso mantiene con il ragazzo questa relazione "affettiva".
La notte del delitto Alex invia il seguente SMS "Noi non riusciamo più a parlare, perchè ora sono i nostri corpi che hanno bisogno di parlare". Risposta di Patricia "Io non voglio tradire mio marito in nessun modo, né con il corpo nè con la mente"
Questa storia si conclude con la condanna di Alex a 14 anni e otto mesi e Renato eliminato con quindici coltellate. Per cancellarne la memoria piena, come si fa con il cellulare.
giovedì 6 gennaio 2011
L'omicidio d'Avetrana diventa un vero business.
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Claudio Scazzi, Gianni Conversano |
Cosa c'entra lo star system italiano con il truce omicidio di Avetrana? Perchè in questo paese pure per fare beneficenza ci si deve rivolgere a Lele Mora, Fabrizio Corona & company? Le persone che comprano un calendario al solo scopo di fare della beneficenza lo farebbero anche se su quelle pagine ci fossero solo dei cani. Per queste ragioni ci viene da pensare che lo scopo per cui quelle belle faccine messe su quelle pagine del calendario sono solo un modo per mostrarsi e farsi della pubblicità. Un sottile gioco per sfruttare uno dei casi "televisivi" dell'anno, far parte di quella fiction andata in onda tra ottobre e novembre che ha reso famosi avvocati, giudici, carnefici e presunti presentatori.
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Presentazione cal endario |
giovedì 30 dicembre 2010
Nella i diritti umani sono un optional
Ha fatto il giro delle agenzie internazionali la notizia che, il Tribunale di Mosca ha condannato a sei anni di reclusione Michail Khodorkosky, con l'accusa di appropiazione indebita e riciclaggio di denaro sporco per circa 23 mld di dollari.
Khodorkovskj è l'ex capo del colosso petrolifero russo Yukos, leader nell'estrazione ed esportazione di petrolio, e fino al 2003 era senza dubbio l'uomo più ricco di Russia e molto apprezzato in Occidente.
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Michail Khodorkovskj,ex oligarca russo, in carcere dal 2003 |
Khodorkovsky fa parte di quella schiera di oligarchi che hanno accresciuto le loro già cospicue ricchezze dopo il crollo dell'Unione Sovietica, e nel 2000 commette un grave, fatidico errore.Decide di candidarsi alla guida del Cremlino, sfidando l'ex capo del KGB, i temutissimi servizi segreti sovietici, Vladimir Putin.
La campagna elettorale di khodorkovsky viene resa impossibile, tra arresti minacce ed altro, all'oligarca, che ha posizione europeiste viene concesso pochissimo spazio e così, Putin, lo <zar> di San Pietroburgo ottiene una schiacciante vittoria.
Ma il neopresidente non perdona Khodorkovsky di essersi messo di traverso e, dopo numerose minacce, il numero uno di Yukos viene indagato per evasione fiscale.Il magnate potrebbe salvarsi lasciando il paese, come ha fatto Boris Berezovsky, imprenditore e politico russo, accusato di vari crimini e costretto all'esilio a Londra. Ma l'impavido Michail non nè vuole sapere di esiliare e decide di affrontare il processo farsa, e nel 2003 viene condannato a sette anni di reclusione per frode fiscale.
Khodorkovsky viene trasferito in un carcere di massima sicurezza, nella sperduta e remota regione siberiana di Chita, al confine con la Cina e raggiungibile da Mosca solo dopo 7 ore di volo e 15 di treno
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Vladimir Putin,dal 2000 presidente russo |
In teoria khodorkovsky avrebbe terminato la pena all'iizio del 2011, ma nelle ultime settimana sono scattate nuove accuse, ovvero è imputato di aver sottratto al suo stesso gruppo petrolifero milioni di tonnellate di greggio, e di averle vendute illegalmente, inoltre gli viene contestato anche di aver riciclato danaro per circa 23 mld di dollari, il magnate rischia ulteriori 8 anni di reclusione, misura necessaria, perchè nel 2012 ci sono le nuove elezioni(pura formalità,ndr), presidenziali ed è meglio non avere scocciatori nella futura campagna elettorale.
La sentenza sembra già scritta, tant'è vero che lo stesso Putin, in un discors televisivo, definisce Khodorkovsky un criminale pericoloso ed auspica che, i giudici indipendenti gli comminino un ergastolo.Quindi, il 27 dicembre scorso, Michail Khodorkovsky giunto quasi a fine pena, viene condannato ad altri 8 anni di reclusione.
Ora Putin può tranquillamente vincere le prossime elezioni e quelle del 2016, e per quanto concerne Khodorkovsky, si ha tutto il tempo per pensare a nuove accuse.
mercoledì 29 dicembre 2010
MILAN-INTER\Quando cambiare maglia è una consuetudine
In tutti i campionati di calcio, non solo europei, i derby sono gli avvenimenti più sentiti, più attesi, sia dalla stampa sia, soprattutto dai tifosi.La rivalità tra le squadre cittadine è sentita non solo in occasione del derby, ma in tutto l'arco del campionato, ogni tifoso dopo aver seguito la sua squadra, butta inevitabilmente un occhio all'altro club della città, vuoi per curiosità, vuoi per trovare la magagna, vuoi per godere dell'altrui insuccesso, ma l'interesse è considerevole.
Se Vieri si è divertito a cambiare più squadre della stessa città, anche Alberto Zaccheroni ha fatto altrettanto, ma a differenza di Bobo, Zac si è cimentato con le panchine.Correva l'anno 1999, al primo colpo l'allora giovane Zaccheroni vince un insperato scudetto con il Milan, ma il feeling con il Presidente(calcistico,ndr),Berlusconi non sboccia mai e, due anni più tardi viene esonerato dal Cavaliere in diretta tv.Dopo un'anonimo campionato a Roma, sponda biancoceleste,Zaccheroni passa all'Inter, ma dopo 8 grigi mesi anche qui viene licenziato.Quindi un paio d'anni di riposo e arriva una bella occasione:il Torino.Sei mesi dopo è già senza squadra, ma il riscatto(?) arriva lo scorso anno, quando la Juventus, dopo un avvio disastroso di stagione liquida Ferrara ed ingaggia Zac, il quale riesce a fare addirittura peggio del predecessore, settimo posto ed ennesimo licenziamento.
A Milano nerazzurra non hanno mai perdonato il passaggio di Ronaldo al Milan, pur se intervallato da 5 stagioni con la maglia del Real Madrid.
Nell'estate scorsa il duro colpo(per gli interisti): Ibrahimovic, bomber di razza, dopo una stagione in chiaroscuro con il Barcellona, rientra in Italia, dove in 5 campionati ha vinto cinque scudetti( 2 con la Juve e 3 con l'Inter), e quest'anno con i suoi gol potrebbe accadere anche al Milan.
Speriamo.
Se nei tornei di Inghilterra e Russia, i derby seppur sentiti, non sono avvenimenti sacri, visto che solo nella massima serie inglese la città di Londra conta sei squadre, poi ci sono le stracittadine di Manchester(Man.United-Man City), quelle di Liverpool(Liverpool-Everton) e di Birmingham(Birmingham-Aston Villa),mentre il campionato russo conta almeno otto squadre moscovite.Se andiamo nel campionato serbo, due volte scatta l'emergenza derby,trattasi del sentito e temutissimo( da parte di cittadini e forze dell'ordine) e storico derby Stella Rossa-Partizan, partita che visti i danni e il dispiegamento di poliziotti non ha niente da invidiare ad un G8 internazionale e , al fischio finale i bollettini di danni, feriti e sovente morti, sono agghiaccianti.
Assumono invece carattere nazional-popolare i derby sudamericani, in particolar modo quelli brasiliani e argentini, infatti in Argetina e non solo a Buenos Aires, quando c'è il clasico River Plate-Boca Juniors, i mezzi pubblici e gli uffici si fermano, la fabbriche spostano i turni pur di seguire l'importante evento.
Anche noi non siamo da meno, noi tifosi sentiamo i derby in particolar modo, soprattutto a Roma, città dove i laziali(suporters) vengono considerati razza inferiore.Ma anche gli altri derby sono vissuti in maniera appassionata, ovvero i derby Sampdoria-Genoa, Juventus-Torino e il meneghino Milan-Inter.
Vista l'enorme rivalità tra le squadre e la forte passione dei tifosi, è quasi raro trovare calciatori che cambino passino da una sponda all'altra della città, ma non per quanto concerne Milan ed Inter.E' di oggi la notizia che l'Inter ha trovato, dopo la separazione da Benitez, il suo nuovo allenatore: trattasi di Leonardo de Arajuo, 41 anni,siede sulla panchina nerazzurra dopo ben 13 anni di Milan, precisamente 5 da calciatore, 7 da dirigente e l'anno scorso come allenatore.
Leonardo da sinistra, accanto a Galliani sulla panchina rossonera |
Il trasferimento da un club all'altro di Milano ha radici molto lontane, Giuseppe Meazza, cui è dedicato lo stadio di Milano, tra il 1927 ed il 1947, ha disputato diciassette campionati con la maglia dell'allora AmbrosianaInter, ma dal 1940 al 1942 indossò anche i colori rossoneri.
Facendo un salto di quarant'anni arriviamo nel'82, quando Ilario Castagner, dopo aver guidato il Milan per due difficili stagioni(il primo campionato di serie B del milan,ndr),lascia il Milan ma non Milano, firma un contratto con l'Inter.
Nello stesso periodo fece scalpore il grande attaccante Aldo Serena, dopo due campionati con i nerazzurri, nel'82 passa al Milan, ma non contento, l'anno dopo si ravvede e ritorna ad Appiano Gentile, ma negli anni seguenti il grande Aldo non si fa mancare niente, dopo l'Inter si accasa al Torino, ma cosa volete curioso com'èdopo solo un anno va a giocare nell'altra squadra di Torino, la Juventus, ma dopo due anni decide di tornare a Milano, dove gioca 4 campionati con l'Inter.Sapete dove chiude la carriera nel '93? Nel Milan, ovvio.
Ma Serena non è stato l'unico a vestire le maglie di più squadre stracittadine, altri esempi sono l'allenatore Alberto Zaccheroni ed il centravanti Christian Vieri.Qust'ultimo inizia la carriera con il Torino, dopo un girovagare di qualche anno in diverse squadre, va alla Juventus, club nel quale mostra le sue grandi doti.
Ma Christian non si affeziona troppo alle maglie e dopo una sola stagione lascia Torino e si trasferisce a Madrid, sponda Atletico, ivi vince la classifica cannonieri e rientra in Italia, nella Lazio, ma l'anno dopo è già a Milano, lato nerazzurro dove resta, stranamente per cinque stagioni.Dopo aver lasciato i nerazzurri, Bobone Vieri va al Milan, ma qui nessuno se ne accorge, tant'è vero che dopo sei mesi all'ombra taglia la corda.

Poi negli ultimi anni abiamo assistito a numerosi ma ininfluenti cambi di maglia , partiamo dalla punta Ganz, che da riserva all'Inter finisce a riserva del Milan.Altri scambi che ricordano in pochi perchè inutili sono il difensore nigeriano Taribo West( il cognome è una garanzia) dai nerazzurri ai rossoneri, stesso percorso per Thomas Helveg,Drazen Brncic(beh), Giuseppe Favalli,Christian Brocchi, Andrea Pirlo e Clarence Seedorf, per questi ultimi due il Milan ha fatto un vero affare, visto che da otto anni sono colonne del Milan.
Strada inversa hanno fatto invece campioni del calibro di Andreas Guglielminpietro, Umit Davala e Francesco Coco.
Poi ci sono i casi di Ronaldo e Zlatan Ibrahimovic
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Il <fenomeno> Ronaldo, colonna dell'Inter per5 anni |
Nell'estate scorsa il duro colpo(per gli interisti): Ibrahimovic, bomber di razza, dopo una stagione in chiaroscuro con il Barcellona, rientra in Italia, dove in 5 campionati ha vinto cinque scudetti( 2 con la Juve e 3 con l'Inter), e quest'anno con i suoi gol potrebbe accadere anche al Milan.
Speriamo.
martedì 28 dicembre 2010
Liberate la stampa dalla libertà di stampa.
Ma quale libertà di stampa si ha in Italia? Una libertà che è avulsa da un qualsiasi codice etico e professionale. Una libertà di accusare senza filtri di verità o di attestazioni. Questa signori non è libertà di stampa, questo è un uso squadristico dell'informazione. Non vi sono giornali, nel nostro paese, obiettivi, ma giornali che usano obiettivi quello per neutralizzare il nemico. Quello di affossare l'altra parte politica. Ogni giornale è finanziato oltre che dallo Stato (e quindi dai cittadini) anche dai partiti politici, così la politica italiana, che non ha poi tanto da vantarsi, si scontra invece che nel parlamento sulle testate giornalistiche e sulle televisioni private e pubbliche.
Questo vale sia da una parte che dall'altra, ovviamente, oggi tocca a Fini, bersagliato da Libero, domani toccherà a Berlusconi bersagliato dall'Unità, insomma sembra di udire la celebre frase: "Sotto a chi tocca". Questa è tutt'altro che libertà di stampa ma incatenamento della libertà nella stampa. Nel giornalismo non è libero chi dice ciò che gli pare, è libero chi professionalmente ed eticamente scrive di cose scoperte per il bene del paese ed è libero di poterle pubblicare.
Per il 2011 auspichiamo che i giornali, la tv, l'informazione tutta si liberi da questi opprimenti ordini editoriali (o meglio dire diktat politici). Auspichiamo che si parli dei veri problemi del paese, che si facciano inchieste sociali, morali e culturali. Insomma auspichiamo che con il 2011 si apri una stagione di mera informazione che lasci da parte il gossip e le frivole notizie da casalinghi (con tutto il rispetto per i casalinghi). Un'informazione libera dalla stampa al posto di questa libertà di stampa.

Per il 2011 auspichiamo che i giornali, la tv, l'informazione tutta si liberi da questi opprimenti ordini editoriali (o meglio dire diktat politici). Auspichiamo che si parli dei veri problemi del paese, che si facciano inchieste sociali, morali e culturali. Insomma auspichiamo che con il 2011 si apri una stagione di mera informazione che lasci da parte il gossip e le frivole notizie da casalinghi (con tutto il rispetto per i casalinghi). Un'informazione libera dalla stampa al posto di questa libertà di stampa.
mercoledì 22 dicembre 2010
Enzo Bearzot: l'uomo dell'ecclettismo
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Enco Bearzot (1982) |
E Bearzot, o il vecio come veniva soprannominato, aveva lasciato quel mondo senza clamore. Allenatore della nazionale di calcio dal '75 all'86 aveva ottenuto un quarto posto al mondiale d'Argentina del 1978, un quarto posto agli europei e la coppa del mondo del 1982, indimenticabile anche per chi non l'ha vissuta ma se l'è sentita raccontare. Una coppa del mondo che è nei ricordi di tutti gli italiani più di quella del 2006, proprio perché avulsa da una spettacolarizzazione che va oltre il gioco del calcio e sfocia nel gossip e soprattutto, a volte, nelle truffe operate da giochi di potere.
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Enzo Bearzot e Marcello Lippi (2006) |
Anche quel mondiale dell'82 fu criticato aspramente, si veniva anche in quel caso, come nel 2006, da uno scandalo calcistico (1980 n.d.r.) che vide coinvolto niente popo' di meno che il goleador della nazionale Paolo Rossi, il quale pagò colpe di molti giocatori della sua squadra, il Perugia, colpevoli di aver dato vita al fenomeno truffaldino (che oggi ben conosciamo) del "calcioscommesse". Ma la sana moralità dell'allenatore friulano seppe infondere nel giocatore e nel gruppo intero una serenità e consapevolezza uniche, armi, con le quali la nazionale sconfisse tutti i suoi avversari nel mondiale spagnolo. Bearzot fu cruentemente polemizzato sia all'alba del suo incarico sia da campione del mondo, i giornalisti in toto gli erano contro, tanto che fu lui ad ideare nel 1982 il silenzio stampa, un acerbo Matarrese presidente della Lega voleva escluderlo a tutti i costi. Insomma quell'Italia che tutti ricordiamo nell'esultanza di un euforico Tardelli lottò contro tutto e tutti per questo è rimasta impressa in tutti noi, fu vista come una corazzata in un mare in tempesta che ne uscì fuori come fosse un highlander, destinata a vivere in eterno.
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Enzo Bearzot gioca a carte col Presidente della Repubblica Sandro Pertini |
Tutti momenti che restano indimenticabili istantanee televisive dentro di noi. Istantanee di una corazzata che agli ordini del comandante Bearzot, grazie alla tecnica calcistica basata sulla polivalenza tecnica e d'animo degli undici giocatori che scendono in campo, portarono a casa un'immane impresa lasciando poi posto solo alla commerciale impresa dello squallido calcio odierno.
E per questo esce di scena, così in silenzio, senza clamore, il comandante Bearzot, perchè lui sa che in fondo non muore mai, lui è un highlander che sopravviverà anche alla flagellata era moderna.
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martedì 21 dicembre 2010
Sanremo era Sanremo. Ecco i partecipanti del 2011.
Che Sanremo sarà la 61a edizione del Festival della Canzone italiana? Cosa accadrà nell'edizione che segue quella sciagurata del 2010 che ha visto il trionfare dello share televisivo. Un'edizione quella passata che regalò lo scettro al cadetto di Amici della De Filippi e che sul podio vide Marco Mengoni del talent show X-Factor e Pupo-Filiberto-(Canonici) de I Raccomandati di RAI 1. Sarà questo un Sanremo avulso dal sistema tv?
Il direttore Mazzi avrà avuto un bel da fare per evitare le critiche degli anni scorsi (difatti anche la 59a edizione andò al talent show della signora Costanzo con la vittoria di un altro loro figlioccio: Marco Carta). Sforzi del direttore che però non hanno evitato che anche quest'anno siano presenti i figliocci della tv tra i big. E' un sistema giusto, questo? Siamo all'alba di altre polemiche? Probabile, molto probabile.
Difatti non basta regolamentare in altro modo il sistema di voto per avere una kermesse moralmente giusta. Anche se sono milioni i dischi venduti dai ragazzi dei talent crediamo sia giusto non inserirli nella categoria big, troppo presto. Un anno di glorie (dovute alla tirannica tv) non danno all'artista il titolo di big, a nostro parere. Ma sappiamo bene che Sanremo oramai è solo un programma televisivo e che deve rispondere alle leggi commerciali di Mamma RAI. Altrimenti per quale motivo ci dovrebbe essere Belen?
Anche quest'anno ci appresteremo a vedere (più che ascoltare) una kermesse canora che va oltre la musica, supera i confini dello spettacolo e sconfina nel gossip. Sono oramai circa sette anni che succede, dal Sanremo 2004 condotto dalla sguaiata Simona Ventura che il festival è mero intrattenimento e le canzoni sono da contorno ai protagonisti che sono diventati i presentatori, le vallette e i comici. Poi si aggiunga a ciò l'imposizione delle reti televisivi dei loro gioielli creati appositamente per la tv (perché saranno anche bravi vocalmente questi ragazzi dei talent, ma è evidente che sono costruiti esteticamente a tavolino per far presa sul pubblico e donargli un carisma particolarmente televisivo).
Noi crediamo che non basti solo Gianni Morandi a farci ricordare che Sanremo è un Festival della canzone, ci vogliono anche i cantanti. Quelle delle nuove proposte e i big quelli veri, che pure quest'anno ci sono, per la verità, per nostro stupore, visto ciò che è accaduto negli anni passati, appunto.
E potrebbe anche inserirsi una nuova categoria quella proprio dei talent-show perchè no. Qualcuno già lo propose l'anno scorso e credo che aveva ragione, in pieno. Così moralemente e musicalmente il Sanremo acquistrebbe di nuovo quell'alone di serietà che non guastava certo luna delle manifestazioni che più univa la nostra nazione. Perchè in fondo Sanremo era Sanremo.
Le canzoni partecipanti e i loro interpreti:
- L'alieno - Luca Madonia e Franco Battiato
- La mia anima d'uomo - Anna Oxa
- Il mio secondo tempo - Max Pezzali
- Fino in fondo - Luca Barbarossa e Raquel Del Rosario
- Chiamami ancora amore - Roberto Vecchioni
- 3 colori - Tricarico
- Amanda è libera - Al Bano
- Yanez - Davide Van De Sfroos
- Il vento e le rose - Patty Pravo
- Il mare immenso - Giusy Ferreri
- Bastardo - Anna Tatangelo
- Io confesso - La Crus
- Arriverà - Emma e i Modà
- Vivo sospesa - Nathalie
Il direttore Mazzi avrà avuto un bel da fare per evitare le critiche degli anni scorsi (difatti anche la 59a edizione andò al talent show della signora Costanzo con la vittoria di un altro loro figlioccio: Marco Carta). Sforzi del direttore che però non hanno evitato che anche quest'anno siano presenti i figliocci della tv tra i big. E' un sistema giusto, questo? Siamo all'alba di altre polemiche? Probabile, molto probabile.

Anche quest'anno ci appresteremo a vedere (più che ascoltare) una kermesse canora che va oltre la musica, supera i confini dello spettacolo e sconfina nel gossip. Sono oramai circa sette anni che succede, dal Sanremo 2004 condotto dalla sguaiata Simona Ventura che il festival è mero intrattenimento e le canzoni sono da contorno ai protagonisti che sono diventati i presentatori, le vallette e i comici. Poi si aggiunga a ciò l'imposizione delle reti televisivi dei loro gioielli creati appositamente per la tv (perché saranno anche bravi vocalmente questi ragazzi dei talent, ma è evidente che sono costruiti esteticamente a tavolino per far presa sul pubblico e donargli un carisma particolarmente televisivo).
Noi crediamo che non basti solo Gianni Morandi a farci ricordare che Sanremo è un Festival della canzone, ci vogliono anche i cantanti. Quelle delle nuove proposte e i big quelli veri, che pure quest'anno ci sono, per la verità, per nostro stupore, visto ciò che è accaduto negli anni passati, appunto.
E potrebbe anche inserirsi una nuova categoria quella proprio dei talent-show perchè no. Qualcuno già lo propose l'anno scorso e credo che aveva ragione, in pieno. Così moralemente e musicalmente il Sanremo acquistrebbe di nuovo quell'alone di serietà che non guastava certo luna delle manifestazioni che più univa la nostra nazione. Perchè in fondo Sanremo era Sanremo.
Le canzoni partecipanti e i loro interpreti:
- L'alieno - Luca Madonia e Franco Battiato
- La mia anima d'uomo - Anna Oxa
- Il mio secondo tempo - Max Pezzali
- Fino in fondo - Luca Barbarossa e Raquel Del Rosario
- Chiamami ancora amore - Roberto Vecchioni
- 3 colori - Tricarico
- Amanda è libera - Al Bano
- Yanez - Davide Van De Sfroos
- Il vento e le rose - Patty Pravo
- Il mare immenso - Giusy Ferreri
- Bastardo - Anna Tatangelo
- Io confesso - La Crus
- Arriverà - Emma e i Modà
- Vivo sospesa - Nathalie
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lunedì 20 dicembre 2010
E tu da che parte stai: Gesù Bambino o Babbo Natale?
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Babbo Natale e il suo saluto digestivo |
Noi che oggi usiamo apparecchiare le tavole natalizie, decorare le nostre case e vestirci con abiti rigorosamente rossi dobbiamo sapere che facciamo quello che fece per la prima volta quel signore corpulento degli anni '30: uno spot subliminale alla Coca-Cola. Noi individui del nuovo millennio abbiamo adottato come unico credo: La Coca-Cola & Company. E non è quindi nemmeno vero che quell'uomo che porta i doni, così corpulento sia quel Santa Claus festeggiato in tutto il mondo. Noi aduliamo Babbo Natale e non San Nicola.
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Gesù Bambino |
In questa società basata sul dio denaro, sul commercio, sull'economia che gira e che mai si ferma nelle nostre tasche svuotate dalle multinazionale o dai grandi centri commerciali, è sparito tutto, anche il nostro credo, anche i nostri valori (oltre che le nostre finanze).
Ed uno dei regali che noi possiamo farci per questo Natale è anche riflettere su questo. Perché forse con il Natale e le altre festività investite dal dio denaro, oltre che perdere i meri soldi si sono smarriti, forse, anche pezzi di identità propria.
BUON NATALE.
Quanno nascette Ninno
Quanno nascette Ninno a Betlemme, era notte e pareva miezojuorno... Maje le stelle, lustre e belle, se vedèttero accussí e 'a cchiù lucente, jette a chiammá li Magge a ll'Uriente. Maje le stelle, lustre e belle, se vedèttero accussí Se vedèttero accussí De pressa se scetajeno de pressa se scetajeno ll'aucielle cantanno de na forma tutta nova: Pe' nsi' 'agrille, co' li strille, e zompanno 'a ccá e 'a llá: - E' nato! E' nato! - - decévano - lo Dio che nce ha criato! - Pe' nsi' 'agrille, co li strille e zompanno 'a ccá e 'a llá E zompanno 'a ccá e 'a llá Co' tutto ch'era vierno, co' tutto ch'era vierno, Ninno bello, nascettero a migliara rose e sciure Pe' nsi' 'o ffieno, sicco e tuosto, ca fuje puosto sott'a te, se 'nfigliulette e de frunnelle e sciure se vestette Pe' nsí' 'o ffieno, sicco e tuosto, ca fuje puosto sott'a te, se 'nfigliulette e de frunnelle e sciure se vestette A no paese che, a no paese che se chiamma Ngadde, sciurettero le vvigne e ascette ll'uva. Ninno mio sapuretiello, rappusciello d'uva si' tu ca, tutt'ammore, faje doce 'a vocca e po' 'mbriache 'e core! Ninno mio sapuretiello, rappusciello d'uva si' tu ca, tutt'ammore, faje doce 'a vocca e po' 'mbriache 'e core! Non c'erano nemice non c'erano nemice pe' la terra: La pecora pasceva co' 'o lione Co''o capretto, se vedette 'o liupardo pazzeá Ll'urzo e 'o vetiello e, co' lo lupo, 'mpace 'o pecoriello. Co' 'o capretto, 'o liupardo pazzeá Ll'urzo e 'o vetiello e, co' lo lupo, 'mpace 'o pecoriello. S'arrevotaje 'nsomma s'arrevotaje 'nsomma tutt''o munno: lo cielo, 'a terra, 'o mare e tutt''e ggente Chi dormeva, se senteva 'mpiett''o core pazzeá pe' la prejezza; E se sonnava pace e contentezza Chi dormeva, se senteva 'mpiett''o core pazzeá pe' la prejezza; E se sonnava pace e contentezza Guardavano le ppecore, guardavano le ppecore, 'e Pasture E n'Angelo, sbrennente cchiù d''o sole, Comparette e lle decette: - No ve spaventate, no! Contento e riso! la terra è addeventata Paraviso! Comparette e lle decette: - No ve spaventate, no! Contento e riso! la terra è addeventata Paraviso! A vuje è nato ogge, A vuje è nato ogge, a Bettalemme, d''o munno, ll'aspettato Sarvatore... Dint''e panne 'o trovarrite, non potite maje sgarrá, arravogliato e dint'a lu Presebbio corecato Dint''e panne 'o trovarrite, non potite maje sgarrá, arravogliato e dint'a lu Presebbio corecato A meliune ll'Angiule a meliune ll'Angiule calaro... co' chiste se mettettero a cantare; - Gloria a Dio, pace 'nterra Nu' cchiù guerra...è nato giá lo rre d'ammore che dá prejezza e pace a ogne core - Gloria a Dio, pace 'nterra Nu' cchiù guerra...è nato giá lo rre d'ammore che dá prejezza e pace a ogne core Sbatteva 'o core 'mpietto sbatteva 'o core 'mpietto a sti Pasture e ll'uno po' deceva 'nfacci'a ll'ato: - Ché tardammo? priesto, jammo ca mme sento ascevolí pe' lo golío ca tengo de vedé stu Ninno Dio! - Ché tardammo? priesto, jammo ca mme sento ascevolí pe' lo golío ca tengo de vedé stu Ninno Dio! Zompanno comm'a ciévere zompanno comm'a ciévere ferute, jettero li pasture a la capanna Llá trovajeno a Maria co' Giusepe e 'a Gioja mia e 'nchillo Viso provajeno no muorzo 'e Paraviso Llá trovajeno a Maria co' Giusepe e 'a Gioja mia e 'nchillo Viso provajeno no muorzo 'e Paraviso Restajeno 'ncantate restajeno 'ncantate e voccapierte pe' tantu tiempo senza di' parola... po' jettanno, lacremanno, no sospiro pe' sfogá... da dint''o core, cacciajeno, a migliara, atte d'ammore. Po' jettanno, lacremanno, no sospiro pe' sfogá... da dint''o core, cacciajeno, a migliara, atte d'ammore. C''a scusa de donare c''a scusa de donare li presiente se jettero azzeccanno chiano chiano... Ninno no' li rifiutaje ll'azzettaje, comm'a che, po' lle mettette la mano 'ncapa e li benedicette Ninno no' li rifiutaje ll'azzettaje, comm'a che, po' lle mettette la mano 'ncapa e li benedicette Piglianno confedenzia piglianno confedenzia a poco a poco, cercajeno lecenzia a la Madonna Se magnajeno li pedille co vasille, 'mprimma e po' chelle mmanelle a ll'urdemo, lo musso e 'e mascarielle Se magnajeno li pedille co vasille, 'mprimma e po' chelle mmanelle a ll'urdemo, lo musso e 'e mascarielle Po' assieme se mettettero po' assieme se mettettero a sonare e a cantá co' ll'Angiule e Maria co' na voce, accossí doce, ca Gesù facette: Aaaah - há... e po' chiudette chill'uocchie aggraziate e s'addurmette. Co' na voce, accossí doce, ca Gesù facette: Aaaah - há... e po' chiudette chill'uocchie aggraziate e s'addurmette. La nonna che cantajeno la nonna che cantajeno a me mme pare ch'avett''a èsse' chella ca mo dico: Ma 'nfrattanto io la canto, 'mmaggenateve de stá co li pasture vicino a Ninno bello vuje pure Ma 'nfrattanto io la canto, 'mmaggenateve de stá co li pasture vicino a Ninno bello vuje pure Viene suonno da lu cielo, viene adduorme a sto Nennillo pe' pietá ch'è piccerillo, viene suonno e nun tardá. Gioja bella de sto core, vorría suonno addeventare, doce doce pe' te fare st'uocchie belle addormentá Ma si Tu, p'essere amato, Te si' fatto Bammeniello Sulo Ammore è 'o sonnariello che dormire te pò fá Ment'è chesto puó' fá nonna pe' te st'arma è arza e bona T'amo t'a...Uh, 'sta canzona giá t'ha fatto addobbecá! T'amo Dio, bello mio t'amo Gioja, t'amo, t'a' Cantanno po' e sonanno cantanno po' e sonanno, li Pasture, tornajeno a le mantre n'ata vota: ma che vuó' che cchiù arrecietto non trovajeno 'int'a lo pietto a 'o caro Bene, facevano ogne poco 'o va' e biene ma che vuó' che cchiù arrecietto non trovajeno 'int'a lo pietto a 'o caro Bene, facevano ogne poco 'o va' e biene Lo 'nfierno solamente lo 'nfierno solamente e 'e peccature 'ncocciuse comm'a isso e ostinate se mettettero appaura, pecché a 'o scuro vonno stá li spurtagliune, fujenno da lu sole, li briccune se mettettero appaura, pecché a 'o scuro vonno stá li spurtagliune, fujenno da lu sole, li briccune Io pure sóngo niro io pure sóngo niro peccatore ma non boglio èsse' cuoccio e ostinato Io non boglio cchiù peccare voglio amare, voglio stá co' Ninno bello comme nce sta lo voje e ll'aseniello Io non boglio cchiù peccare voglio amare, voglio stá co' Ninno bello comme nce sta lo voje e ll'aseniello Nennillo mio Tu si' Nennillo mio Tu si' sole d'ammore! Faje luce e scarfe pure 'o peccatore Quanno è tutto niro e brutto comm'a pece, tanno cchiù lo tiene mente e 'o faje addeventá bello e sbrennente Quanno è tutto niro e brutto comm'a pece, tanno cchiù lo tiene mente e 'o faje addeventá bello e sbrennente Ma tu mme diciarraje ma tu mme diciarraje ca chiagniste acciò chiagnesse pure 'o peccatore! Aggio tuorto! Ahje! fosse muorto n'ora primma de peccá! Tu mm'haje amato e io, pe' paga, t'aggio maltrattato Aggio tuorto! Ahje! fosse muorto n'ora primma de peccá! Tu mm'haje amato e io, pe' paga, t'aggio maltrattato E vuje uocchie mieje e vuje uocchie mieje, doje fontane avit''a fá, de lacreme, chiagnenno pe' lavare, pe' scarfare, li pedille de Giesù chisá, placato, decesse: "Via, ca t'aggio perdonato!" pe' lavare, pe' scarfare, li pedille de Giesù chisá, placato, decesse: "Via, ca t'aggio perdonato!" Viato a me si aggio viato a me si aggio 'sta fortuna! Che maje potesse cchiù desiderare? O Maria, speranza mia mentr'io chiagno, prega tu; penza ca pure si' fatta mamma de li peccature. O Maria, speranza mia mentr'io chiagno, prega tu; penza ca pure si' fatta mamma de li peccature.
Sant'Alfonso Maria de' Liguori (1650 ca)
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domenica 19 dicembre 2010
"La truffa e il motosega"-Il delitto della domenica
E' una fredda mattina di novembre quando Massimo, autista di un furgone portavalori, si ferma in una strada sterrata, tra alberi e cespugli, si ferma un attimo solo, giusto il momento di orinare e riprendere le sue consegne. Dopo aver espletato la sua pratica, Massimo getta un'occhiata distratta intorno e nota qualcosa: un uomo come addormanato lì tra la nebbia, circondato da sangue, molto sangue.
Il cadavere si trova vicino sulla superstrada che chiamano <MeBo>, quella che percorre la valle dell'Adige e unisce Merano a Bolzano: il corpo è vicino all'uscita per Marlengo. Si evince subito che non gli hanno sparato, infatti presenta una grande ferita alla coscia sinistra ed ha il pantalone tranciato, quindi sono evidenti i segni di lame e non d'arma da fuoco.
Il cadavere viene identificato come Andreas Plack, 23 anni assicuratore e buttafuori in discoteche, vista la sua stazza di un metro e novanta per centoventi chili. L'autopsia accerta che il ragazzo è morto dissanguato: gli hanno reciso l'arteria femorale, giusto sopra il ginocchio e l'hanno lasciato morire lì in mezzo alla campagna, al buio e al freddo. Altro particolare è che, quando lo hanno amazzato non era supino, era in piedi: lo dimostrano il calzino intriso di sangue e lo stivale inzuppato che, altrimenti sarebbero rimasti asciutti. Non ci sono tracce di calpestio sotto i meli e sul prato nulla che indichi che il corpo sia stato trascinato, anzi si può anche azzardare che Plack abbia cercato di saltellare verso la strada in cerca d'aiuto, finchè le forze non lo hanno tradito.
Sembra un film horror, perchè si viene a sapere dell'arma del delitto: un motosega. Lo dice quella ferita terribile quel taglio a zig-zag sulla coscia. Sono tanti gli interrogativi, com'è finito Andreas in quel campo? Perché era lì? Petra, la sua compagna racconta che Andreas quella sera aveva appuntamento in un locale di Lana, paese poco distante dal luogo del ritrovamento, con un collega cui doveva saldare un debito di 250 mila delle vecchie lire. Unica stranezza il suo abbigliamento. Petra racconta che il suo ragazzo usciva sempre vestito in modo impeccabile e quella sera calzava stivali e jeans scuri, non era da lui. Altro particolare, vicino al corpo vi è un grande sacco di plastica nera, quelli usati per la spazzatura.
Petra, allarmata per la prolungata assenza del compagno, chiama l'uomo dell'appuntamento, ma questi risponde di non averlo mai visto e di non aver nessuno appuntamento con Plack. Allora cosa è successo?
Gli inquirenti la risposta l'hanno già trovata, la soluzione del mistero sta nel suo secondo lavoro, ovvero l'assicuratore. Il ragazzo ci sapeva fare, vendeva tante polizze, e guadagnava piuttosto bene. Tanto che una polizza l'aveva stipulata anche per sè. Neanche un mese prima, quattro miliardi di lire per l'invalidità permanente. E' un gioco da ragazzi trovare l'assassino o meglio il complice di quel mostruoso e sciagurato piano: Christian Kleon, 29 anni, cugino e grande amico di Andreas.
Christian è un operatore ecologico, quindi si spiega il sacco della spazzature vicino al cadavere. Dopo quattro ore di interrogatorio, Christian confessa il delitto. Si tratta di delitto indotto. Perché quel taglio gli è stato richiesto dal cugino, con la possibilità di diventare ricchi.
Da tempo aveva progettato il piano Andreas, aveva detto al cugino che non era una tragedia, in fondo, vivere con una protesi, quando si hanno 4 miliardi, e quella sera, l'ingenuo Andreas pensò che un normale antidolorifico potesse attutire il taglio del motosega. Kleon allora indossò i sacchi neri e cominciò a segare, finito il <lavoro> salutò l'amico e tornò a casa secondo il loro piano. Poi come stabilito, Andreas chiama i soccorsi, viene operato e racconta di essere stato aggredito da malviventi e, dopo, passare ad incassare il premio della polizza.
Christian Kleon viene condannato in ultimo grado a 4 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.
Così si conclude quello che sembra un film horror di serie b, dove il protagonista, senza una gamba si alza, scappa e vince il mostro. Ma questa è solo una storia illogica, storia in cui un ragazzo accecato dai soldi, è disposto a vivere anche senza una gamba. Appunto vivere, verbo che non sarà più accostato ad Andreas.
Il cadavere si trova vicino sulla superstrada che chiamano <MeBo>, quella che percorre la valle dell'Adige e unisce Merano a Bolzano: il corpo è vicino all'uscita per Marlengo. Si evince subito che non gli hanno sparato, infatti presenta una grande ferita alla coscia sinistra ed ha il pantalone tranciato, quindi sono evidenti i segni di lame e non d'arma da fuoco.
Il cadavere viene identificato come Andreas Plack, 23 anni assicuratore e buttafuori in discoteche, vista la sua stazza di un metro e novanta per centoventi chili. L'autopsia accerta che il ragazzo è morto dissanguato: gli hanno reciso l'arteria femorale, giusto sopra il ginocchio e l'hanno lasciato morire lì in mezzo alla campagna, al buio e al freddo. Altro particolare è che, quando lo hanno amazzato non era supino, era in piedi: lo dimostrano il calzino intriso di sangue e lo stivale inzuppato che, altrimenti sarebbero rimasti asciutti. Non ci sono tracce di calpestio sotto i meli e sul prato nulla che indichi che il corpo sia stato trascinato, anzi si può anche azzardare che Plack abbia cercato di saltellare verso la strada in cerca d'aiuto, finchè le forze non lo hanno tradito.
Sembra un film horror, perchè si viene a sapere dell'arma del delitto: un motosega. Lo dice quella ferita terribile quel taglio a zig-zag sulla coscia. Sono tanti gli interrogativi, com'è finito Andreas in quel campo? Perché era lì? Petra, la sua compagna racconta che Andreas quella sera aveva appuntamento in un locale di Lana, paese poco distante dal luogo del ritrovamento, con un collega cui doveva saldare un debito di 250 mila delle vecchie lire. Unica stranezza il suo abbigliamento. Petra racconta che il suo ragazzo usciva sempre vestito in modo impeccabile e quella sera calzava stivali e jeans scuri, non era da lui. Altro particolare, vicino al corpo vi è un grande sacco di plastica nera, quelli usati per la spazzatura.

Gli inquirenti la risposta l'hanno già trovata, la soluzione del mistero sta nel suo secondo lavoro, ovvero l'assicuratore. Il ragazzo ci sapeva fare, vendeva tante polizze, e guadagnava piuttosto bene. Tanto che una polizza l'aveva stipulata anche per sè. Neanche un mese prima, quattro miliardi di lire per l'invalidità permanente. E' un gioco da ragazzi trovare l'assassino o meglio il complice di quel mostruoso e sciagurato piano: Christian Kleon, 29 anni, cugino e grande amico di Andreas.
Christian è un operatore ecologico, quindi si spiega il sacco della spazzature vicino al cadavere. Dopo quattro ore di interrogatorio, Christian confessa il delitto. Si tratta di delitto indotto. Perché quel taglio gli è stato richiesto dal cugino, con la possibilità di diventare ricchi.
Da tempo aveva progettato il piano Andreas, aveva detto al cugino che non era una tragedia, in fondo, vivere con una protesi, quando si hanno 4 miliardi, e quella sera, l'ingenuo Andreas pensò che un normale antidolorifico potesse attutire il taglio del motosega. Kleon allora indossò i sacchi neri e cominciò a segare, finito il <lavoro> salutò l'amico e tornò a casa secondo il loro piano. Poi come stabilito, Andreas chiama i soccorsi, viene operato e racconta di essere stato aggredito da malviventi e, dopo, passare ad incassare il premio della polizza.
Christian Kleon viene condannato in ultimo grado a 4 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.
Così si conclude quello che sembra un film horror di serie b, dove il protagonista, senza una gamba si alza, scappa e vince il mostro. Ma questa è solo una storia illogica, storia in cui un ragazzo accecato dai soldi, è disposto a vivere anche senza una gamba. Appunto vivere, verbo che non sarà più accostato ad Andreas.
venerdì 17 dicembre 2010
Ue e Lega bocciano il marchio di qualità della pizza. I pizzaioli in rivolta.
L'Ue boccia il marchio di qualità della pizza napoletana. Pare che decisivi per questa decisione siano stati alcuni deputati della Lega Nord che non hanno mia speso una parola a favore del marchi "italico" di qualità. Beh si chiama Lega Nord non per nulla. Sono queste le decisioni che fanno della Lega, a nostro parere un partito poco serio.
Ci può piacere quando la Lega difende il suo territorio grazie alle loro rinomate radici immesse nel suolo settentrionale. Ma ciò che davvero non si può permettere di fare è discreditare le poche (per il Carrocio) eccezioni positive del meridione a favore, a vantaggio, se non di altri territorio addirittura di interi paesi. Difatto il fatto che la pizza non ha più il marchio di qualità (napoletano) è un vantaggio per tutte le altre nazioni che un po' si sentivano discreditate di un patrimonio culinario troppo importante per essere ridotto alla sola zona partenopea.
I pizzaioli napoletani sono listati a lutto e minacciano, una sorta di "Marcia su Roma" pacifica per reclamare un'ingiustizia politica ma soprattutto sociale, praticamente. Un'ingiustizia che ci pare perpetrata non solo al popolo napoletano ma all'Italia tutta, anche dal Rubicone in sù. Perché se si festeggia con tanto di foto esaltanti il Mc Italy del Mc Donalds è grottesco che la pizza (veracemente napoletana) dev'essere accantonata come una qualsiasi cosa venuta da un qualsiasi mondo in una qualsiasi era non precisata.
Diciamo questo, prendiamo una posizione precisa, perchè la vera pizza è quella cu' 'a pummarola 'a coppa... e niente cchiù!

Ci può piacere quando la Lega difende il suo territorio grazie alle loro rinomate radici immesse nel suolo settentrionale. Ma ciò che davvero non si può permettere di fare è discreditare le poche (per il Carrocio) eccezioni positive del meridione a favore, a vantaggio, se non di altri territorio addirittura di interi paesi. Difatto il fatto che la pizza non ha più il marchio di qualità (napoletano) è un vantaggio per tutte le altre nazioni che un po' si sentivano discreditate di un patrimonio culinario troppo importante per essere ridotto alla sola zona partenopea.
I pizzaioli napoletani sono listati a lutto e minacciano, una sorta di "Marcia su Roma" pacifica per reclamare un'ingiustizia politica ma soprattutto sociale, praticamente. Un'ingiustizia che ci pare perpetrata non solo al popolo napoletano ma all'Italia tutta, anche dal Rubicone in sù. Perché se si festeggia con tanto di foto esaltanti il Mc Italy del Mc Donalds è grottesco che la pizza (veracemente napoletana) dev'essere accantonata come una qualsiasi cosa venuta da un qualsiasi mondo in una qualsiasi era non precisata.
Diciamo questo, prendiamo una posizione precisa, perchè la vera pizza è quella cu' 'a pummarola 'a coppa... e niente cchiù!
giovedì 16 dicembre 2010
NESSUN VINCITORE


Ma il soccorso decisivo a Berlusconi è stato dato nientedimenochè da due deputati del partito più agguerrito nei confronti del premier: L'Italia dei Valori. Sì provengono proprio dal partito di Di Pietro i signori in questione, ovvero Antonio Razzi e il chiacchierato e deplorevole (ndr) Domenico Scilipoti (foto a destra). Quest'ultimo è stato al centro della cosìdetta <compra> dei deputati, ricevendo una grossa cifra di denaro e la rielezione sicura alle prossime votazioni, nel caso avesse sostenuto il governo, e così è stato. Ovviamente, per ora queste sono solo accuse infamanti, tutte da provare, ma i sospetti restano.
Dal canto suo Scilipoti si difende, dicendo che era entrato in contrasto con il partito ed il suo leader, e non ne condivideva più la linea. Questo può essere legittimo, non è una novità, ma è strano che questo malcontento sia venuto fuori all'improvviso, senza nessuna precedente avvisaglia, e soprattutto questa crisi di coscienza è venuta a galla a due giorni prima della votazione, suvvia..
Altri voti provvidenziali sono arrivati da ex Pd come Villari e Calearo. Insomma senza questi voti <esterni> il governo sarebbe caduto, ma di fatto la maggioranza non c'è più, potrà andare avanti massimo un paio di mesi, ma dopo bisgnerà prendere atto della situazione e rassegnare le dimissioni. Se in questi due anni Berlusconi ha governato a fatica, pur partendo da una maggioranza di oltre cento parlamentari, credo sia alquanto arduo adesso che ne ha appena tre.
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Gianfranco Fini,leader di Futuro e Libertà |
Altro sconfitto di questa votazione è senza dubbio Gianfranco Fini, Presidente della Camera e soprattutto leader di Fli, partito che ha presentato la mozione di sfiducia. Senza essere di parte, bisogna dire con onestà, che tutta questa situazione, questo caos istituzionale, è dovuto grazie al malcontento di questo signore che, fregandosene del voto del 2008, ha tradito il governo e gli elettori, collocandosi all'opposizione, spaccando la maggioranza e la legislatura.
Di certo poi, non ha vinto l'opposizione, anzi le opposizioni che, con Bersani del Pd, Di Pietro dell Idv, Casini dell Udc e adesso Fini di Fli, non sono riusciti a costruire nulla, non sono in grado di formare un'alternativa al governo, tutti questi partiti sono accomunati da una sola cosa: eliminare Berlusconi, perché accecati dall'odio. Di questo passo Berlusconi vincerà sempre, e il merito sarà di questa opposizione scialba e silente.
In ultimo gli altri sconfitti sono le forze dell'ordine e quei teppisti, che fuori dal parlamento hanno messo in atto una guerriglia, ma questa gentaglia, questi delinquenti non meritano un rigo in più, e mi fanno vergognare di essere loro compatriota, cioè italiano.
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martedì 14 dicembre 2010
Governo: dall'angoscia all'agonia e poi...
Alla fine la spina non si è staccata resta in vita il IV governo Berlusconi. Lo si era già capito dalla digiuno di nicotina rotto dal presidente Fini che fuma travolto dall'alta tensione. La Camera ha confermato la fiducia al governo respingendo con 314 no e 311 sì le due mozioni presentate nei confronti del Presidente del Consiglio (per la prima volta due mozioni di sfiducia per un presidente, non era mai accaduto nella storia della repubblica italiana). Ce l'ha fatta tra energumeni sventolando il vessillo dell'Italia
come fossero allo stadio e con urla da veri scaricatori di porto, ma a questo siamo abituati. La politica si sa è oramai un campionato di calcio con le sue partite la richiesta di fiducia ad un governo è un derby.
Tutto come sempre avviene, sembrerebbe per sorpresa, ma poi di sorprese noce ne seono ben poche, se si scopre che Silavno Moffa non si presenta alla seconda chiama e la parlamentare Maria Grazia Siliquini, ex FLI, voto no alla mozione. Non c'è sorpresa che Mirko Tremaglia salutando con affetto Gianfranco Fini, va a votare sì alla sfiducia. E che Guzzanti scioglie le riserve votando sì anch'egli alla sfiducia. Si sapeva già ieri e, nemmeno il brivido che sembra regalare Catia Polidori (cugina del proprietario del CEPU) quando si appresta a votare la fiducia presta clamore, se non qualche scaramuccia tra Lega Nord e Fli.
Per la verità un pò strano questo voto di fiducia. Non si era mai visto che l'opposizione invece di chiedere a gran voce le elezioni anticipate chiedeva con fermezza di chiedere le dimissione e fare un governo bis, magari anche Berlusconi, evidentemente la paura era tanta da parte dell'opposizione andare alle urne. Cosa che invece proprio dal governo veniva presa in seria considerazione se le mozioni fossero passate.
La cosa chiara, il fatto è che il governo ne esce gravemente ferito segnando il passo ad un'agonia che resta appesa ad un fil di voce dissidente. Basta che qualcuno spifferi venti di novità, chieda una qualunque cosa, il governo comincerebbe tremendamente a vacillare, l'esperienza insegna, soprattutto in Italia, insegna molto. Dunque il governo è in agonia, si cercano donatori politici che possano rinsavirlo in qualunque (o perlomeno in qualche) modo. Chi sarà dunque a staccare la spina? Dal governo certo non può esserci una decisione in tal senso , visto le precise (quasi) posizioni prese sull'eutanasia... L'Italia attende ho un morto o un risorto in buona salute in quanto la nostra situazione sociale e politica lo pretende....
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Catia Polidori |
Tutto come sempre avviene, sembrerebbe per sorpresa, ma poi di sorprese noce ne seono ben poche, se si scopre che Silavno Moffa non si presenta alla seconda chiama e la parlamentare Maria Grazia Siliquini, ex FLI, voto no alla mozione. Non c'è sorpresa che Mirko Tremaglia salutando con affetto Gianfranco Fini, va a votare sì alla sfiducia. E che Guzzanti scioglie le riserve votando sì anch'egli alla sfiducia. Si sapeva già ieri e, nemmeno il brivido che sembra regalare Catia Polidori (cugina del proprietario del CEPU) quando si appresta a votare la fiducia presta clamore, se non qualche scaramuccia tra Lega Nord e Fli.
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Il vincitore (mutilato) Silvio Berlusconi |
La cosa chiara, il fatto è che il governo ne esce gravemente ferito segnando il passo ad un'agonia che resta appesa ad un fil di voce dissidente. Basta che qualcuno spifferi venti di novità, chieda una qualunque cosa, il governo comincerebbe tremendamente a vacillare, l'esperienza insegna, soprattutto in Italia, insegna molto. Dunque il governo è in agonia, si cercano donatori politici che possano rinsavirlo in qualunque (o perlomeno in qualche) modo. Chi sarà dunque a staccare la spina? Dal governo certo non può esserci una decisione in tal senso , visto le precise (quasi) posizioni prese sull'eutanasia... L'Italia attende ho un morto o un risorto in buona salute in quanto la nostra situazione sociale e politica lo pretende....
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