giovedì 30 dicembre 2010

Nella i diritti umani sono un optional

Ha fatto il giro delle agenzie internazionali la notizia che, il Tribunale di Mosca ha condannato a sei anni di reclusione Michail Khodorkosky, con l'accusa di appropiazione indebita e riciclaggio di denaro sporco per circa 23 mld di dollari.
Khodorkovskj è l'ex capo del colosso petrolifero russo Yukos, leader nell'estrazione ed esportazione di petrolio, e fino al 2003 era senza dubbio l'uomo più ricco di Russia e molto apprezzato in Occidente.
Michail Khodorkovskj,ex oligarca
russo, in carcere dal 2003
Khodorkovsky fa parte di quella schiera di oligarchi che hanno accresciuto le loro già cospicue ricchezze dopo il crollo dell'Unione Sovietica, e nel 2000 commette un grave, fatidico errore.Decide di candidarsi alla guida del Cremlino, sfidando l'ex capo del KGB, i temutissimi servizi segreti sovietici, Vladimir Putin.
La campagna elettorale di khodorkovsky viene resa impossibile, tra arresti minacce ed altro, all'oligarca, che ha posizione europeiste viene concesso pochissimo spazio e così, Putin, lo <zar> di San Pietroburgo ottiene una schiacciante vittoria.
Ma il neopresidente non perdona Khodorkovsky di essersi messo di traverso e, dopo numerose minacce, il numero uno di Yukos viene indagato per evasione fiscale.Il magnate potrebbe salvarsi lasciando il paese, come ha fatto Boris Berezovsky, imprenditore e politico russo, accusato di vari crimini e costretto all'esilio a Londra. Ma l'impavido Michail non nè vuole sapere di esiliare e decide di affrontare il processo farsa, e nel 2003 viene condannato a sette anni di reclusione per frode fiscale.
Khodorkovsky viene trasferito in un carcere di massima sicurezza, nella sperduta e remota regione siberiana di Chita, al confine con la Cina e raggiungibile da Mosca solo dopo 7 ore di volo e 15 di treno
Vladimir Putin,dal 2000
presidente russo
In teoria khodorkovsky avrebbe terminato la pena all'iizio del 2011, ma nelle ultime settimana sono scattate nuove accuse, ovvero è imputato di aver sottratto al suo stesso gruppo petrolifero milioni di tonnellate di greggio, e di averle vendute illegalmente, inoltre gli viene contestato anche di aver riciclato danaro per circa 23 mld di dollari, il magnate rischia ulteriori 8 anni di reclusione, misura necessaria, perchè nel 2012 ci sono le nuove elezioni(pura formalità,ndr), presidenziali ed è meglio non avere scocciatori nella futura campagna elettorale.
La sentenza sembra già scritta, tant'è vero che lo stesso Putin, in un discors televisivo, definisce Khodorkovsky un criminale pericoloso ed auspica che, i giudici indipendenti gli comminino un ergastolo.Quindi, il 27 dicembre scorso, Michail Khodorkovsky giunto quasi a fine pena, viene condannato ad altri 8 anni di reclusione.
Ora Putin può tranquillamente vincere le prossime elezioni e quelle del 2016, e per quanto concerne Khodorkovsky, si ha tutto il tempo per pensare a nuove accuse.



mercoledì 29 dicembre 2010

MILAN-INTER\Quando cambiare maglia è una consuetudine

In tutti i campionati di calcio, non solo europei, i derby sono gli avvenimenti più sentiti, più attesi, sia dalla stampa sia, soprattutto dai tifosi.La rivalità tra le squadre cittadine è sentita non solo in occasione del derby, ma in tutto l'arco del campionato, ogni tifoso dopo aver seguito la sua squadra, butta inevitabilmente un occhio all'altro club della città, vuoi per curiosità, vuoi per trovare la magagna, vuoi per godere dell'altrui insuccesso, ma l'interesse è considerevole.
Se nei tornei di Inghilterra e Russia, i derby seppur sentiti, non sono avvenimenti sacri, visto che solo nella massima serie inglese la città di Londra conta sei squadre, poi ci sono le stracittadine di Manchester(Man.United-Man City), quelle di Liverpool(Liverpool-Everton) e di Birmingham(Birmingham-Aston Villa),mentre il campionato russo conta almeno otto squadre moscovite.Se andiamo nel campionato serbo, due volte scatta l'emergenza derby,trattasi del sentito e temutissimo( da parte di cittadini e forze dell'ordine) e storico derby Stella Rossa-Partizan, partita che visti i danni e il dispiegamento di poliziotti non ha niente da invidiare ad un G8 internazionale e , al fischio finale i bollettini di danni, feriti e sovente morti, sono agghiaccianti.
Assumono invece carattere nazional-popolare i derby sudamericani, in particolar modo quelli brasiliani e argentini, infatti in Argetina e non solo a Buenos Aires, quando c'è il clasico River Plate-Boca Juniors, i mezzi pubblici e gli uffici si fermano, la fabbriche spostano i turni pur di seguire l'importante evento.
Anche noi non siamo da meno, noi tifosi sentiamo i derby in particolar modo, soprattutto a Roma, città dove i laziali(suporters) vengono considerati razza inferiore.Ma anche gli altri derby sono vissuti in maniera appassionata, ovvero i derby Sampdoria-Genoa, Juventus-Torino e il meneghino Milan-Inter.
Vista l'enorme rivalità tra le squadre e la forte passione dei tifosi, è quasi raro trovare calciatori che cambino passino da una sponda all'altra della città, ma non per quanto concerne Milan ed Inter.
E' di oggi la notizia che l'Inter ha trovato, dopo la separazione da Benitez, il suo nuovo allenatore: trattasi di Leonardo de Arajuo, 41 anni,siede sulla panchina nerazzurra dopo ben 13 anni di Milan, precisamente 5 da calciatore, 7 da dirigente e l'anno scorso come allenatore.

Leonardo da sinistra, accanto a Galliani
sulla panchina rossonera

Il trasferimento da un club all'altro di Milano ha radici molto lontane, Giuseppe Meazza, cui è dedicato lo stadio di Milano, tra il 1927 ed il 1947, ha disputato diciassette campionati con la maglia dell'allora AmbrosianaInter, ma dal 1940 al 1942 indossò anche i colori rossoneri.
Facendo un salto di quarant'anni arriviamo nel'82, quando Ilario Castagner, dopo aver guidato il Milan per due difficili stagioni(il primo campionato di serie B del milan,ndr),lascia il Milan ma non Milano, firma un contratto con l'Inter.

Nello stesso periodo fece scalpore il grande attaccante Aldo Serena, dopo due campionati con i nerazzurri, nel'82 passa al Milan, ma non contento, l'anno dopo si ravvede e ritorna ad Appiano Gentile, ma negli anni seguenti il grande Aldo non si fa mancare niente, dopo l'Inter si accasa al Torino, ma cosa volete curioso com'èdopo solo un anno va a giocare nell'altra squadra di Torino, la Juventus, ma dopo due anni decide di tornare a Milano, dove gioca 4 campionati con l'Inter.Sapete dove chiude la carriera nel '93? Nel Milan, ovvio.
Ma Serena non è stato l'unico a vestire le maglie di più squadre stracittadine, altri esempi sono l'allenatore Alberto Zaccheroni ed il centravanti Christian Vieri.Qust'ultimo inizia la carriera con il Torino, dopo un girovagare di qualche anno in diverse squadre, va alla Juventus, club nel quale mostra le sue grandi doti.
Ma Christian non si affeziona troppo alle maglie e dopo una sola stagione lascia Torino e si trasferisce a Madrid, sponda Atletico, ivi vince la classifica cannonieri e rientra in Italia, nella Lazio, ma l'anno dopo è già a Milano, lato nerazzurro dove resta, stranamente per cinque stagioni.Dopo aver lasciato i nerazzurri, Bobone Vieri va al Milan, ma qui nessuno se ne accorge, tant'è vero che dopo sei mesi all'ombra taglia la corda.
Se Vieri si è divertito a cambiare più squadre della stessa città, anche Alberto Zaccheroni ha fatto altrettanto, ma a differenza di Bobo, Zac si è cimentato con le panchine.Correva l'anno 1999, al primo colpo l'allora giovane Zaccheroni vince un insperato scudetto con il Milan, ma il feeling con il Presidente(calcistico,ndr),Berlusconi non sboccia mai e, due anni più tardi viene esonerato dal Cavaliere in diretta tv.Dopo un'anonimo campionato a Roma, sponda biancoceleste,Zaccheroni passa all'Inter, ma dopo 8 grigi mesi anche qui viene licenziato.Quindi un paio d'anni di riposo e arriva una bella occasione:il Torino.Sei mesi dopo è già senza squadra, ma il riscatto(?) arriva lo scorso anno, quando la Juventus, dopo un avvio disastroso di stagione liquida Ferrara ed ingaggia Zac, il quale riesce a fare addirittura peggio del predecessore, settimo posto ed ennesimo licenziamento.


Poi negli ultimi anni abiamo assistito a numerosi ma ininfluenti cambi di maglia , partiamo dalla punta Ganz, che da riserva all'Inter finisce a riserva del Milan.Altri scambi che ricordano in pochi perchè inutili sono il difensore nigeriano Taribo West( il cognome è una garanzia) dai nerazzurri ai rossoneri, stesso percorso per Thomas Helveg,Drazen Brncic(beh), Giuseppe Favalli,Christian Brocchi, Andrea Pirlo e Clarence Seedorf, per questi ultimi due il Milan ha fatto un vero affare, visto che da otto anni sono colonne del Milan.
Strada inversa hanno fatto invece campioni del calibro di Andreas Guglielminpietro, Umit Davala e Francesco Coco.
Poi ci sono i casi di Ronaldo e Zlatan Ibrahimovic
Il <fenomeno> Ronaldo, colonna dell'Inter per5 anni
A Milano nerazzurra non hanno mai perdonato il passaggio di Ronaldo al Milan, pur se intervallato da 5 stagioni con la maglia del Real Madrid.
Nell'estate scorsa il duro colpo(per gli interisti): Ibrahimovic, bomber di razza, dopo una stagione in chiaroscuro con il Barcellona, rientra in Italia, dove in 5 campionati ha vinto cinque scudetti( 2 con la Juve e 3 con l'Inter), e quest'anno con i suoi gol potrebbe accadere anche al Milan.
Speriamo.

martedì 28 dicembre 2010

Liberate la stampa dalla libertà di stampa.

Ma quale libertà di stampa si ha in Italia? Una libertà che è avulsa da un qualsiasi codice etico e professionale. Una libertà di accusare senza filtri di verità o di attestazioni. Questa signori non è libertà di stampa, questo è un uso squadristico dell'informazione. Non vi sono giornali, nel nostro paese, obiettivi, ma giornali che usano obiettivi quello per neutralizzare il nemico. Quello di affossare l'altra parte politica. Ogni giornale è finanziato oltre che dallo Stato (e quindi dai cittadini) anche dai partiti politici, così la politica italiana, che non ha poi tanto da vantarsi, si scontra invece che nel parlamento sulle testate giornalistiche e sulle televisioni private e pubbliche.
     Questo vale sia da una parte che dall'altra, ovviamente, oggi tocca a Fini, bersagliato da Libero, domani toccherà a Berlusconi bersagliato dall'Unità, insomma sembra di udire la celebre frase: "Sotto a chi tocca". Questa è tutt'altro che libertà di stampa ma incatenamento della libertà nella stampa. Nel giornalismo non è libero chi dice ciò che gli pare, è libero chi professionalmente ed eticamente scrive di cose scoperte per il bene del paese ed è libero di poterle pubblicare.

     Per il 2011 auspichiamo che i giornali, la tv, l'informazione tutta si liberi da questi opprimenti ordini editoriali (o meglio dire diktat politici). Auspichiamo che si parli dei veri problemi del paese, che si facciano inchieste sociali, morali e culturali. Insomma auspichiamo che con il 2011 si apri una stagione di mera informazione che lasci da parte il gossip e le frivole notizie da casalinghi (con tutto il rispetto per i casalinghi). Un'informazione libera dalla stampa al posto di questa libertà di stampa.

mercoledì 22 dicembre 2010

Enzo Bearzot: l'uomo dell'ecclettismo

Enco Bearzot (1982)
     E' morto a Milano all'età di 83 anni Enzo Bearzot, allenatore campione del mondo di calcio del 1982, esattamente 42 anni dopo la scomparsa di un altro allenatore, anch'egli campione del mondo, Vittorio Pozzo. Bearzot viene considerato dai suoi giocatori-allievi (ai tempi della nazionale) come un padre, un padre di tutti. Un padre, unnonno, diremmo, di tutta una generazione calcistica che è andata perduta tra gli affari industriali e commerciali, come lo stesso c.t. denunciava nel '92: "Si sta andando verso la deriva, il calcio dove si affacciano gli sponsor diretti è un calcio che non so dove arriverà, un domani se in campo vedremo una squadra denominata Coca Cola ed un'altra Pepsi Cola, non vedremo più calcio ma solo degli interessi economici concorrenziali. E tra le industrie per la concorrenza non ci sono regole". Evidentemente il taciturno e schietto Bearzot odiava il calcio business, lui che veniva da una formazione innanzitutto morale mal si trovava in un mondo, quello del calcio, oramai buono solo a reclamizzare e spettacolarizzare innanzitutto l'estetica.
     E Bearzot, o il vecio come veniva soprannominato, aveva lasciato quel mondo senza clamore. Allenatore della nazionale di calcio dal '75 all'86 aveva ottenuto un quarto posto al mondiale d'Argentina del 1978, un quarto posto agli europei e la coppa del mondo del 1982, indimenticabile anche per chi non l'ha vissuta ma se l'è sentita raccontare. Una coppa del mondo che è nei ricordi di tutti gli italiani più di quella del 2006, proprio perché avulsa da una spettacolarizzazione che va oltre il gioco del calcio e sfocia nel gossip e soprattutto, a volte, nelle truffe operate da giochi di potere.
Enzo Bearzot e Marcello Lippi (2006)
  
     Anche quel mondiale dell'82 fu criticato aspramente, si veniva anche in quel caso, come nel 2006, da uno scandalo calcistico (1980 n.d.r.) che vide coinvolto niente popo' di meno che il goleador della nazionale Paolo Rossi, il quale pagò colpe di molti giocatori della sua squadra, il Perugia, colpevoli di aver dato vita al fenomeno truffaldino (che oggi ben conosciamo) del "calcioscommesse". Ma la sana moralità dell'allenatore friulano seppe infondere nel giocatore e nel gruppo intero una serenità e consapevolezza uniche, armi, con le quali la nazionale sconfisse tutti i suoi avversari nel mondiale spagnolo. Bearzot fu cruentemente polemizzato sia all'alba del suo incarico sia da campione del mondo, i giornalisti in toto gli erano contro, tanto che fu lui ad ideare nel 1982 il silenzio stampa, un acerbo Matarrese presidente della Lega voleva escluderlo a tutti i costi. Insomma quell'Italia che tutti ricordiamo nell'esultanza di un euforico Tardelli lottò contro tutto e tutti per questo è rimasta impressa in tutti noi, fu vista come una corazzata in un mare in tempesta che ne uscì fuori come fosse un highlander, destinata a vivere in eterno

Enzo Bearzot gioca a carte col
Presidente della Repubblica
Sandro Pertini
     Un'impresa di cui l'allora presidente del Consiglio Giovanni Spadolini successivamente ebbe a dire: "Le vittorie dell'Italia di Bearzot sono state vittorie non solo sportive ma anche politiche. Si era, infatti, nella piena questione politico-militare delle isole Falkland e i rapporti con l'Argentina non erano di quelli buoni, l'allora presidente argentino dichiarò che se l'Italia avesse vinto contro la propria nazionale sarebbe venuta a far visita al presidente italiano. La vittoria dell'Italia contro l'Argentina per 2 a 1 aprì le strade di un incontro che si rivelò importante ai fini diplomatici e ad esultare per prima ai goal di Cabrini e Tardelli fu Margaret Tacher". Insomma una vittoria tutta italiana, un anno tutto italiano quel 1982, un Italia che grazie a quella corazzata di uomini eclettici, come amava definirli lo stesso Bearzot, riuscì persino ad aiutare un trattato di pace e per poi finire a giocare alla scopa nel viaggio di ritorno con il Presidente della Repubblica Sandro Pertini accanto ad un suppellettile, che suggellava quel magico momento, del tutto particolare come la coppa del mondo dello sport più famoso del globo terrestre.

     Tutti momenti che restano indimenticabili istantanee televisive dentro di noi. Istantanee di una corazzata che agli ordini del comandante Bearzot, grazie alla tecnica calcistica basata sulla polivalenza tecnica e d'animo degli undici giocatori che scendono in campo, portarono a casa un'immane impresa lasciando poi posto solo alla commerciale impresa dello squallido calcio odierno.
     E per questo esce di scena, così in silenzio, senza clamore,  il comandante Bearzot, perchè lui sa che in fondo non muore mai, lui è un highlander che sopravviverà anche alla flagellata era moderna.

martedì 21 dicembre 2010

Sanremo era Sanremo. Ecco i partecipanti del 2011.

     Che Sanremo sarà la 61a edizione del Festival della Canzone italiana? Cosa accadrà nell'edizione che segue quella sciagurata del 2010 che ha visto il trionfare dello share televisivo. Un'edizione quella passata che regalò lo scettro al cadetto di Amici della De Filippi e che sul podio vide Marco Mengoni del talent show X-Factor e Pupo-Filiberto-(Canonici) de I Raccomandati di RAI 1. Sarà questo un Sanremo avulso dal sistema tv? 
    Il direttore Mazzi avrà avuto un bel da fare per evitare le critiche degli anni scorsi (difatti anche la 59a edizione andò al talent show della signora Costanzo con la vittoria di un altro loro figlioccio: Marco Carta). Sforzi del direttore che però non hanno evitato che anche quest'anno siano presenti i figliocci della tv tra i big. E' un sistema giusto, questo? Siamo all'alba di altre polemiche? Probabile, molto probabile.
    Difatti non basta regolamentare in altro modo il sistema di voto per avere  una kermesse moralmente giusta. Anche se sono milioni i dischi venduti dai ragazzi dei talent crediamo sia giusto non inserirli nella categoria big, troppo presto. Un anno di glorie (dovute alla tirannica tv) non danno all'artista il titolo di big, a nostro parere. Ma sappiamo bene che Sanremo oramai è solo un programma televisivo e che deve rispondere alle leggi commerciali di Mamma RAI. Altrimenti per quale motivo ci dovrebbe essere Belen?

     Anche quest'anno ci appresteremo a vedere (più che ascoltare) una kermesse canora che va oltre la musica, supera i confini dello spettacolo e sconfina nel gossip. Sono oramai circa sette anni che succede, dal Sanremo 2004 condotto dalla sguaiata Simona Ventura che il festival è mero intrattenimento e le canzoni sono da contorno ai protagonisti che sono diventati i presentatori, le vallette e i comici. Poi si aggiunga a ciò l'imposizione delle reti televisivi dei loro gioielli creati appositamente per la tv (perché saranno anche bravi vocalmente questi ragazzi dei talent, ma è evidente che sono costruiti esteticamente a tavolino per far presa sul pubblico e donargli un carisma particolarmente televisivo).

     Noi crediamo che non basti solo Gianni Morandi a farci ricordare che Sanremo è un Festival della canzone, ci vogliono anche i cantanti. Quelle delle nuove proposte e i big quelli veri, che pure quest'anno ci sono, per la verità, per nostro stupore, visto ciò che è accaduto negli anni passati, appunto.
    E potrebbe anche inserirsi una nuova categoria quella proprio dei talent-show perchè no. Qualcuno già lo propose l'anno scorso e credo che aveva ragione, in pieno. Così moralemente e musicalmente il Sanremo acquistrebbe di nuovo quell'alone di serietà che non guastava certo luna delle manifestazioni che più univa la nostra nazione. Perchè in fondo Sanremo era Sanremo.

Le canzoni partecipanti e i loro interpreti:

- L'alienoLuca Madonia e Franco Battiato
La mia anima d'uomo - Anna Oxa
Il mio secondo tempo Max Pezzali

Fino in fondo Luca Barbarossa e Raquel Del Rosario
Chiamami ancora amore Roberto Vecchioni
3 colori Tricarico
- Amanda è libera - Al Bano
Yanez - Davide Van De Sfroos
Il vento e le rose Patty Pravo
Il mare immensoGiusy Ferreri
Bastardo - Anna Tatangelo
Io confesso La Crus

- ArriveràEmma e i Modà
- Vivo sospesa - Nathalie

lunedì 20 dicembre 2010

E tu da che parte stai: Gesù Bambino o Babbo Natale?

Babbo Natale e il suo saluto digestivo
     Negli anni 30 la Coca-Cola ebbe un'idea geniale che avrebbe plasmato una delle feste più famose della tradizione cristiana: il Natale. Come? Inventandosi un personaggio che portava doni a tutti i bambini, sostituendolo con la nostra compatriota Befana. Babbo Natale. Un signore anziano, corpulento (forse ha bevuto troppa Coca-Cola), gioviale (effetto cocaina) e occhialuto, vestito come un Gabibbo ante litteram (tutto rosso) intervallato solo da un inserto di pelliccia bianca che fa pendant con la sua barba, anch'essa bianca. I colori ovviamente non furono scelti a caso, trattasi di una pubblicità subliminale. Difatti sono i colori ufficiale della famosa bevanda.
     Noi che oggi usiamo apparecchiare le tavole natalizie, decorare le nostre case e vestirci con abiti rigorosamente rossi dobbiamo sapere che facciamo quello che fece per la prima volta quel signore corpulento degli anni '30: uno spot subliminale alla Coca-Cola. Noi individui del nuovo millennio abbiamo adottato come unico credo: La Coca-Cola & Company. E non è quindi nemmeno vero che quell'uomo che porta i doni, così corpulento sia quel Santa Claus festeggiato in tutto il mondo. Noi aduliamo Babbo Natale e non San Nicola.

Gesù Bambino
     Vien da chiedersi il senso che oramai ha il Natale. Ovviamente questo per il credente, perché all'ateo a rigor di logica non dovrebbe interessargli nulla di questa festività e sempre a rigor di logica non dovrebbe nemmeno festeggiare. Vien da domandarsi, dunque, perché si festeggia il Natale? Se provate a fare una domanda del genere ad un bambino la risposta è immediata: il bambino risponderà (o quantomeno penserà), per Babbo Natale che mi porta i regali se faccio il bravo. E Gesù Bambino? Niente. Gesù Bambino è un pupazzo che sta sul presepio. E l'epifania, i maggi? Niente. Tutti pupazzi da presepio.

     In questa società basata sul dio denaro, sul commercio, sull'economia che gira e che mai si ferma nelle nostre tasche svuotate dalle multinazionale o dai grandi centri commerciali, è sparito tutto, anche il nostro credo, anche i nostri valori (oltre che le nostre finanze).
     Ed uno dei regali che noi possiamo farci per questo Natale è anche riflettere su questo. Perché forse con il Natale e le altre festività investite dal dio denaro, oltre che perdere i meri soldi si sono smarriti, forse, anche pezzi di identità propria.

BUON NATALE.










Quanno nascette Ninno
Quanno nascette Ninno a Betlemme,
era notte e pareva miezojuorno...
Maje le stelle,
lustre e belle,
se vedèttero accussí
e 'a cchiù lucente,
jette a chiammá li Magge a ll'Uriente.
Maje le stelle, lustre e belle,
se vedèttero accussí
Se vedèttero accussí

De pressa se scetajeno
de pressa se scetajeno ll'aucielle
cantanno de na forma tutta nova:
Pe' nsi' 'agrille,
co' li strille,
e zompanno 'a ccá e 'a llá:
- E' nato! E' nato! -
- decévano - lo Dio che nce ha criato! -
Pe' nsi' 'agrille, co li strille
e zompanno 'a ccá e 'a llá
E zompanno 'a ccá e 'a llá

Co' tutto ch'era vierno,
co' tutto ch'era vierno, Ninno bello,
nascettero a migliara rose e sciure
Pe' nsi' 'o ffieno,
sicco e tuosto,
ca fuje puosto sott'a te,
se 'nfigliulette
e de frunnelle e sciure se vestette
Pe' nsí' 'o ffieno,
sicco e tuosto,
ca fuje puosto sott'a te,
se 'nfigliulette
e de frunnelle e sciure se vestette

A no paese che,
a no paese che se chiamma Ngadde,
sciurettero le vvigne e ascette ll'uva.
Ninno mio sapuretiello,
rappusciello d'uva si' tu
ca, tutt'ammore,
faje doce 'a vocca e po' 'mbriache 'e core!
Ninno mio sapuretiello,
rappusciello d'uva si' tu
ca, tutt'ammore,
faje doce 'a vocca e po' 'mbriache 'e core!

Non c'erano nemice
non c'erano nemice pe' la terra:
La pecora pasceva co' 'o lione
Co''o capretto, se vedette
'o liupardo pazzeá
Ll'urzo e 'o vetiello
e, co' lo lupo, 'mpace 'o pecoriello.
Co' 'o capretto,
'o liupardo pazzeá
Ll'urzo e 'o vetiello
e, co' lo lupo, 'mpace 'o pecoriello.

S'arrevotaje 'nsomma
s'arrevotaje 'nsomma tutt''o munno:
lo cielo, 'a terra, 'o mare e tutt''e ggente
Chi dormeva, se senteva
'mpiett''o core pazzeá
pe' la prejezza;
E se sonnava pace e contentezza
Chi dormeva, se senteva
'mpiett''o core pazzeá
pe' la prejezza;
E se sonnava pace e contentezza

Guardavano le ppecore,
guardavano le ppecore, 'e Pasture
E n'Angelo, sbrennente cchiù d''o sole,
Comparette e lle decette:
- No ve spaventate, no!
Contento e riso!
la terra è addeventata Paraviso!
Comparette e lle decette:
- No ve spaventate, no!
Contento e riso!
la terra è addeventata Paraviso!

A vuje è nato ogge,
A vuje è nato ogge, a Bettalemme,
d''o munno, ll'aspettato Sarvatore...
Dint''e panne 'o trovarrite,
non potite maje sgarrá, arravogliato
e dint'a lu Presebbio corecato
Dint''e panne 'o trovarrite,
non potite maje sgarrá, arravogliato
e dint'a lu Presebbio corecato

A meliune ll'Angiule
a meliune ll'Angiule calaro...
co' chiste se mettettero a cantare;
- Gloria a Dio, pace 'nterra
Nu' cchiù guerra...è nato giá
lo rre d'ammore
che dá prejezza e pace a ogne core
- Gloria a Dio, pace 'nterra
Nu' cchiù guerra...è nato giá
lo rre d'ammore
che dá prejezza e pace a ogne core

Sbatteva 'o core 'mpietto
sbatteva 'o core 'mpietto a sti Pasture
e ll'uno po' deceva 'nfacci'a ll'ato:
- Ché tardammo? priesto, jammo
ca mme sento ascevolí
pe' lo golío
ca tengo de vedé stu Ninno Dio!
- Ché tardammo? priesto, jammo
ca mme sento ascevolí
pe' lo golío
ca tengo de vedé stu Ninno Dio!

Zompanno comm'a ciévere
zompanno comm'a ciévere ferute,
jettero li pasture a la capanna
Llá trovajeno a Maria
co' Giusepe e 'a Gioja mia
e 'nchillo Viso
provajeno no muorzo 'e Paraviso
Llá trovajeno a Maria
co' Giusepe e 'a Gioja mia
e 'nchillo Viso
provajeno no muorzo 'e Paraviso

Restajeno 'ncantate
restajeno 'ncantate e voccapierte
pe' tantu tiempo senza di' parola...
po' jettanno, lacremanno,
no sospiro pe' sfogá...
da dint''o core,
cacciajeno, a migliara, atte d'ammore.
Po' jettanno, lacremanno,
no sospiro pe' sfogá...
da dint''o core,
cacciajeno, a migliara, atte d'ammore.

C''a scusa de donare
c''a scusa de donare li presiente
se jettero azzeccanno chiano chiano...
Ninno no' li rifiutaje
ll'azzettaje, comm'a che,
po' lle mettette
la mano 'ncapa e li benedicette
Ninno no' li rifiutaje
ll'azzettaje, comm'a che,
po' lle mettette
la mano 'ncapa e li benedicette

Piglianno confedenzia
piglianno confedenzia a poco a poco,
cercajeno lecenzia a la Madonna
Se magnajeno li pedille
co vasille, 'mprimma e po'
chelle mmanelle
a ll'urdemo, lo musso e 'e mascarielle
Se magnajeno li pedille
co vasille, 'mprimma e po'
chelle mmanelle
a ll'urdemo, lo musso e 'e mascarielle

Po' assieme se mettettero
po' assieme se mettettero a sonare
e a cantá co' ll'Angiule e Maria
co' na voce, accossí doce,
ca Gesù facette: Aaaah - há...
e po' chiudette
chill'uocchie aggraziate e s'addurmette.
Co' na voce, accossí doce,
ca Gesù facette: Aaaah - há...
e po' chiudette
chill'uocchie aggraziate e s'addurmette.

La nonna che cantajeno
la nonna che cantajeno a me mme pare
ch'avett''a èsse' chella ca mo dico:
Ma 'nfrattanto io la canto,
'mmaggenateve de stá
co li pasture
vicino a Ninno bello vuje pure
Ma 'nfrattanto io la canto,
'mmaggenateve de stá
co li pasture
vicino a Ninno bello vuje pure

Viene suonno da lu cielo,
viene adduorme a sto Nennillo
pe' pietá ch'è piccerillo,
viene suonno e nun tardá.
Gioja bella de sto core,
vorría suonno addeventare,
doce doce pe' te fare
st'uocchie belle addormentá

Ma si Tu, p'essere amato,
Te si' fatto Bammeniello
Sulo Ammore è 'o sonnariello
che dormire te pò fá
Ment'è chesto puó' fá nonna
pe' te st'arma è arza e bona
T'amo t'a...Uh, 'sta canzona
giá t'ha fatto addobbecá!

T'amo Dio, bello mio
t'amo Gioja, t'amo, t'a'

Cantanno po' e sonanno
cantanno po' e sonanno, li Pasture,
tornajeno a le mantre n'ata vota:
ma che vuó' che cchiù arrecietto
non trovajeno 'int'a lo pietto
a 'o caro Bene,
facevano ogne poco 'o va' e biene
ma che vuó' che cchiù arrecietto
non trovajeno 'int'a lo pietto
a 'o caro Bene,
facevano ogne poco 'o va' e biene

Lo 'nfierno solamente
lo 'nfierno solamente e 'e peccature
'ncocciuse comm'a isso e ostinate
se mettettero appaura,
pecché a 'o scuro vonno stá
li spurtagliune,
fujenno da lu sole, li briccune
se mettettero appaura,
pecché a 'o scuro vonno stá
li spurtagliune,
fujenno da lu sole, li briccune

Io pure sóngo niro
io pure sóngo niro peccatore
ma non boglio èsse' cuoccio e ostinato
Io non boglio cchiù peccare
voglio amare, voglio stá
co' Ninno bello
comme nce sta lo voje e ll'aseniello
Io non boglio cchiù peccare
voglio amare, voglio stá
co' Ninno bello
comme nce sta lo voje e ll'aseniello

Nennillo mio Tu si'
Nennillo mio Tu si' sole d'ammore!
Faje luce e scarfe pure 'o peccatore
Quanno è tutto niro e brutto
comm'a pece, tanno cchiù
lo tiene mente
e 'o faje addeventá bello e sbrennente
Quanno è tutto niro e brutto
comm'a pece, tanno cchiù
lo tiene mente
e 'o faje addeventá bello e sbrennente

Ma tu mme diciarraje
ma tu mme diciarraje ca chiagniste
acciò chiagnesse pure 'o peccatore!
Aggio tuorto! Ahje! fosse muorto
n'ora primma de peccá!
Tu mm'haje amato
e io, pe' paga, t'aggio maltrattato
Aggio tuorto! Ahje! fosse muorto
n'ora primma de peccá!
Tu mm'haje amato
e io, pe' paga, t'aggio maltrattato

E vuje uocchie mieje
e vuje uocchie mieje, doje fontane
avit''a fá, de lacreme, chiagnenno
pe' lavare,
pe' scarfare,
li pedille de Giesù
chisá, placato,
decesse: "Via, ca t'aggio perdonato!"
pe' lavare,
pe' scarfare,
li pedille de Giesù
chisá, placato,
decesse: "Via, ca t'aggio perdonato!"

Viato a me si aggio
viato a me si aggio 'sta fortuna!
Che maje potesse cchiù desiderare?
O Maria,
speranza mia
mentr'io chiagno, prega tu;
penza ca pure
si' fatta mamma de li peccature.
O Maria,
speranza mia
mentr'io chiagno, prega tu;
penza ca pure
si' fatta mamma de li peccature.

Sant'Alfonso Maria de' Liguori (1650 ca)

domenica 19 dicembre 2010

"La truffa e il motosega"-Il delitto della domenica

E' una fredda mattina di novembre quando Massimo, autista di un furgone portavalori, si ferma in una strada sterrata, tra alberi e cespugli, si ferma un attimo solo, giusto il momento di orinare e riprendere le sue consegne. Dopo aver espletato la sua pratica, Massimo getta un'occhiata distratta intorno e nota qualcosa: un uomo come addormanato lì tra la nebbia, circondato da sangue, molto sangue.
     Il cadavere si trova vicino sulla superstrada che chiamano <MeBo>, quella che percorre la valle dell'Adige e unisce Merano a Bolzano: il corpo è vicino all'uscita per Marlengo. Si evince subito che non gli hanno sparato, infatti presenta una grande ferita alla coscia sinistra ed ha il pantalone tranciato, quindi sono evidenti i segni di lame e non d'arma da fuoco.

     Il cadavere viene identificato come Andreas Plack, 23 anni assicuratore e buttafuori in discoteche, vista la sua stazza di un metro e novanta per centoventi chili. L'autopsia accerta che il ragazzo è morto dissanguato: gli hanno reciso l'arteria femorale, giusto sopra il ginocchio e l'hanno lasciato morire lì in mezzo alla campagna, al buio e al freddo. Altro particolare è che, quando lo hanno amazzato non era supino, era in piedi: lo dimostrano il calzino intriso di sangue e lo stivale inzuppato che, altrimenti sarebbero rimasti asciutti. Non ci sono tracce di calpestio sotto i meli e sul prato nulla che indichi che il corpo sia stato trascinato, anzi si può anche azzardare che Plack abbia cercato di saltellare verso la strada in cerca d'aiuto, finchè le forze non lo hanno tradito.
     Sembra un film horror, perchè si viene a sapere dell'arma del delitto: un motosega. Lo dice quella ferita terribile quel taglio a zig-zag sulla coscia. Sono tanti gli interrogativi, com'è finito Andreas in quel campo? Perché era lì? Petra, la sua compagna racconta che Andreas quella sera aveva appuntamento in un locale di Lana, paese poco distante dal luogo del ritrovamento, con un collega cui doveva saldare un debito di 250 mila delle vecchie lire. Unica stranezza il suo abbigliamento. Petra racconta che il suo ragazzo usciva sempre vestito in modo impeccabile e quella sera calzava stivali e jeans scuri, non era da lui. Altro particolare, vicino al corpo vi è un grande sacco di plastica nera, quelli usati per la spazzatura.
      Petra, allarmata per la prolungata assenza del compagno, chiama l'uomo dell'appuntamento, ma questi risponde di non averlo mai visto e di non aver nessuno appuntamento con Plack. Allora cosa è successo?

     Gli inquirenti la risposta l'hanno già trovata, la soluzione del mistero sta nel suo secondo lavoro, ovvero l'assicuratore. Il ragazzo ci sapeva fare, vendeva tante polizze, e guadagnava piuttosto bene. Tanto che una polizza l'aveva stipulata anche per sè. Neanche un mese prima, quattro miliardi di lire per l'invalidità permanente. E' un gioco da ragazzi trovare l'assassino o meglio il complice di quel mostruoso e sciagurato piano: Christian Kleon, 29 anni, cugino e grande amico di Andreas.
     Christian è un operatore ecologico, quindi si spiega il sacco della spazzature vicino al cadavere. Dopo quattro ore di interrogatorio, Christian confessa il delitto. Si tratta di delitto indotto. Perché quel taglio gli è stato richiesto dal cugino, con la possibilità di diventare ricchi.
Da tempo aveva progettato il piano Andreas, aveva detto al cugino che non era una tragedia, in fondo, vivere con una protesi, quando si hanno 4 miliardi, e quella sera, l'ingenuo Andreas pensò che un normale antidolorifico potesse attutire il taglio del motosega. Kleon allora indossò i sacchi neri e cominciò a segare, finito il <lavoro> salutò l'amico e tornò a casa secondo il loro piano. Poi come stabilito, Andreas chiama i soccorsi, viene operato e racconta di essere stato aggredito da malviventi e, dopo, passare ad incassare il premio della polizza.
    Christian Kleon viene condannato in ultimo grado a 4 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.
Così si conclude quello che sembra un film horror di serie b, dove il protagonista, senza una gamba si alza, scappa e vince il mostro. Ma questa è solo una storia illogica, storia in cui un ragazzo accecato dai soldi, è disposto a vivere anche senza una gamba. Appunto vivere, verbo che non sarà più accostato ad Andreas.

venerdì 17 dicembre 2010

Ue e Lega bocciano il marchio di qualità della pizza. I pizzaioli in rivolta.

    L'Ue boccia il marchio di qualità della pizza napoletana. Pare che decisivi per questa decisione siano stati alcuni deputati della Lega Nord che non hanno mia speso una parola a favore del marchi "italico" di qualità. Beh si chiama Lega Nord non per nulla. Sono queste le decisioni che fanno della Lega, a nostro parere un partito poco serio.
    
     Ci può piacere quando la Lega difende il suo territorio grazie alle loro rinomate radici immesse nel suolo settentrionale. Ma ciò che davvero non si può permettere di fare è discreditare le poche (per il Carrocio) eccezioni positive del meridione a favore, a vantaggio, se non di altri territorio addirittura di interi paesi. Difatto il fatto che la pizza non ha più il marchio di qualità (napoletano) è un vantaggio per tutte le altre nazioni che un po' si sentivano discreditate di un patrimonio culinario troppo importante per essere ridotto alla sola zona partenopea.

    I pizzaioli napoletani sono listati a lutto e minacciano, una sorta di "Marcia su Roma" pacifica per reclamare un'ingiustizia politica ma soprattutto sociale, praticamente. Un'ingiustizia che ci pare perpetrata non solo al popolo napoletano ma all'Italia tutta, anche dal Rubicone in sù. Perché se si festeggia con tanto di foto esaltanti il Mc Italy del Mc Donalds è grottesco che la pizza (veracemente napoletana) dev'essere accantonata come una qualsiasi cosa venuta da un qualsiasi mondo in una qualsiasi era non precisata.
    Diciamo questo, prendiamo una posizione precisa, perchè la vera pizza è quella cu' 'a pummarola 'a coppa... e niente cchiù!

giovedì 16 dicembre 2010

NESSUN VINCITORE

Finalmente questa due giorni parlamentare è terminata, ma non le polemiche. Dal risultato della votazione non è emerso niente di nuovo, senonchè quello che già si attendeva: Berlusconi resta in sella. Per ora.
In un clima teso il Governo ottiene la fiducia, con 314 voti, mentre i contrari si fermano a 31, quindi, il governo ha una maggioranza di soli 3 voti.
Ma bisogna tener conto che, il governo ha si vinto con tre voti, ma non voti della maggioranza. Questo è quello che preoccupa, perchè se non fosse stato per i pentiti di Fli, i deputati Moffa e Siliquini, che all'ultimo momento hanno avuto sensi di colpa ed hanno votato per il governo, a dire il vero Moffa si è astenuto, ma ecco che viene in soccorso un'altra finiana, quella Catia Polidori (miss Cepu), che in men che non si dica cambia idea: ciao Fini, e via tra le braccia di Silvio.
Ma il soccorso decisivo a Berlusconi è stato dato nientedimenochè da due deputati del partito più agguerrito nei confronti del premier: L'Italia dei Valori. Sì provengono proprio dal partito di Di Pietro i signori in questione, ovvero Antonio Razzi e il chiacchierato e deplorevole (ndr) Domenico Scilipoti (foto a destra). Quest'ultimo è stato al centro della cosìdetta <compra> dei deputati, ricevendo una grossa cifra di denaro e la rielezione sicura alle prossime votazioni, nel caso avesse sostenuto il governo, e così è stato. Ovviamente, per ora queste sono solo accuse infamanti, tutte da provare, ma i sospetti restano.
Dal canto suo Scilipoti si difende, dicendo che era entrato in contrasto con il partito ed il suo leader, e non ne condivideva più la linea. Questo può essere legittimo, non è una novità, ma è strano che questo malcontento sia venuto fuori all'improvviso, senza nessuna precedente avvisaglia, e soprattutto questa crisi di coscienza è venuta a galla a due giorni prima della votazione, suvvia..
Altri voti provvidenziali sono arrivati da ex Pd come Villari e Calearo. Insomma senza questi voti <esterni> il governo sarebbe caduto, ma di fatto la maggioranza non c'è più, potrà andare avanti massimo un paio di mesi, ma dopo bisgnerà prendere atto della situazione e rassegnare le dimissioni. Se in questi due anni Berlusconi ha governato a fatica, pur partendo da una maggioranza di oltre cento parlamentari, credo sia alquanto arduo adesso che ne ha appena tre.
Gianfranco Fini,leader di Futuro e Libertà
Altro sconfitto di questa votazione è senza dubbio Gianfranco Fini, Presidente della Camera e soprattutto leader di Fli, partito che ha presentato la mozione di sfiducia. Senza essere di parte, bisogna dire con onestà, che tutta questa situazione, questo caos istituzionale, è dovuto grazie al malcontento di questo signore che, fregandosene del voto del 2008, ha tradito il governo e gli elettori, collocandosi all'opposizione, spaccando la maggioranza e la legislatura.

Di certo poi, non ha vinto l'opposizione, anzi le opposizioni che, con Bersani del Pd, Di Pietro dell Idv, Casini dell Udc e adesso Fini di Fli, non sono riusciti a costruire nulla, non sono in grado di formare un'alternativa al governo, tutti questi partiti sono accomunati da una sola cosa: eliminare Berlusconi, perché accecati dall'odio. Di questo passo Berlusconi vincerà sempre, e il merito sarà di questa opposizione scialba e silente.
  
     In ultimo gli altri sconfitti sono le forze dell'ordine e quei teppisti, che fuori dal  parlamento hanno messo in atto una guerriglia, ma questa gentaglia, questi delinquenti non meritano un rigo in più, e mi fanno vergognare di essere loro compatriota, cioè italiano.




martedì 14 dicembre 2010

Governo: dall'angoscia all'agonia e poi...

    Alla fine la spina non si è staccata resta in vita il IV governo Berlusconi. Lo si era già capito dalla digiuno di nicotina rotto dal presidente Fini che fuma travolto dall'alta tensione. La Camera ha confermato la fiducia al governo respingendo con 314 no e 311 sì le due mozioni presentate nei confronti del Presidente del Consiglio (per la prima volta due mozioni di sfiducia per un presidente, non era mai accaduto nella storia della repubblica italiana). Ce l'ha fatta tra energumeni sventolando il vessillo dell'Italia
Catia Polidori
 come fossero allo stadio e con urla da veri scaricatori di porto, ma a questo siamo abituati. La politica si sa è oramai un campionato di calcio con le sue partite la richiesta di fiducia ad un governo è un derby.

    Tutto come sempre avviene, sembrerebbe per sorpresa, ma poi di sorprese noce ne seono ben poche, se si scopre che Silavno Moffa non si presenta alla seconda chiama e la parlamentare Maria Grazia Siliquini, ex FLI, voto no alla mozione. Non c'è sorpresa che Mirko Tremaglia salutando con affetto Gianfranco Fini, va a votare sì alla sfiducia. E che Guzzanti scioglie le riserve votando sì anch'egli alla sfiducia. Si sapeva già ieri e, nemmeno il brivido che sembra regalare Catia Polidori (cugina del proprietario del CEPU) quando si appresta a votare la fiducia presta clamore, se non qualche scaramuccia tra Lega Nord e Fli.

Il vincitore (mutilato) Silvio Berlusconi
     Per la verità un pò strano questo voto di fiducia. Non si era mai visto che l'opposizione invece di chiedere a gran voce le elezioni anticipate chiedeva con fermezza di chiedere le dimissione e fare un governo bis, magari anche Berlusconi, evidentemente la paura era tanta da parte dell'opposizione andare alle urne. Cosa che invece proprio dal governo veniva presa in seria considerazione se le mozioni fossero passate.

     La cosa chiara, il fatto è che il governo ne esce gravemente ferito segnando il passo ad un'agonia che resta appesa ad un fil di voce dissidente. Basta che qualcuno spifferi venti di novità, chieda una qualunque cosa, il governo comincerebbe tremendamente a vacillare, l'esperienza insegna, soprattutto in Italia, insegna molto. Dunque il governo è in agonia, si cercano donatori politici che possano rinsavirlo in qualunque (o perlomeno in qualche) modo. Chi sarà dunque a staccare la spina? Dal governo certo non può esserci una decisione in tal senso , visto le precise (quasi) posizioni prese sull'eutanasia... L'Italia attende ho un morto o un risorto in buona salute in quanto la nostra situazione sociale e politica lo pretende....

lunedì 13 dicembre 2010

L'ingiustizia è fatta-Il "crac Parmalat"


Calisto Tanzi, Presidente Parmalat fino al dicembre 2003

Lo scorso 9 dicembre si è concluso il processo d'appello sul famigerato "crac Parmalat" e il Tribunale di Parma ha emesso la sentenza: 18 anni al fondatore e Presedente del gruppo, Calisto Tanzi, 14 anni al direttore fianziario Fausto Tonna,10 anni al dirigente Giovanni Tanzi (fratello di Calisto) e altre diverse condanne a dirigenti e membri del Cda.
Ricordiamo che il crac della Parmalat è il più grande scandalo finanziario europeo, lasciando a fine 2003 un buco di ben 14,3 mld di euro, azzerando il patrimonio dei piccoli azionisti e mandando sul lastrico centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori che avevano investito in bond Parmalat.
Ma la truffa e la frode del gruppo di Collecchio è stata perpetrata sin dalla fine degli anni ottanta, nel quale periodo di tempo il Gruppo era già sommerso da pesanti debiti.Ovviamente Tanzi ed i suoi sono riusciti ad evitare il fallimento e continuare a truffare fino a sette anni or sono grazie e, soprattutto all'accondiscenza di alcuni istituti bancari, tra cui Bank of America, Deutsche Bank, MontePaschi, Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza e altre.
Come riportato sopra, il dissesto di Parmalat alla fine degli anni ottanta ammontava a oltre cento mld di vecchie lire, ma per evitare il peggio, l'allora Cavalier( a proposito ci son voluti 7 anni per togliergli l'onoreficenza,ndr) Tanzi decise di quotare il Gruppo in Borsa e trasformare l'azienda in una società per azioni.Per far ciò, bisognava risanare i conti, ma il Cavaliere pur avendo nel Gruppo una parte in forte perdita ovvero Odeon Tv, chiese un prestito alle banche di circa 120 mld di lire.In seguito con movimenti poco chiari, Parmalat riuscì a liberarsi dell'emittente in perdita(che in seguito fallì), ottenne il prestito e quotò la società in Borsa senza fornire troppi chiarimenti alla Consob.Nonostante la quotazione, la situazione non igliorò, anzi i debiti continuavano ad aumentare, così per evitare un quasi certo default, Tanzi continuò a giocare sporco, occultando le perdite del Gruppo. Questo fu possibile grazie all'altra mente del Gruppo, il Direttore finanziario Fausto Tonna (  nella foto a destra).
Il Dottor Tonna creò una rete di società distribuite tra Caraibi, Isole Cayman e Seychelles e a New York aveva creato un fondo Epicurm, grazie al quale la Parmalat riversava circa 400 mln di euro su un'altra società: Parmatour, nel settore turistico.Questi soldi però venivano iscritti come crediti e conferiti nel succitato fondo. Tale operazione era ovviamente falsa ma sufficiente ad ingannare il mercato e a far credere che il Gruppo godesse di buona salute economica emettendo anche false fatture, tali fatture figuravano come crediti, che puntualmente venivano incassati.
Come se non bastasse, Il duo T&T, aprirono un falso conto corrente presso la Bank of America, intestato alla società Bonlat con sede alle Cayman, sul quale figuravano la bellezza di 3,9mld di euro.Con questo escamotage, le banche continuavano a concedere prestiti nonostante Parmalat non aveva un euro di liquidità.
Qusti giochini si protrassero fino al 2002, quando Tanzi chiese 50 mln di euro al'allora Banca di Roma, la quale in un primo momento rifiutò ma dopo, grazie all'intercessione del Presidente Geronzi, la cifra fu sbloccata.
Dopo la scoperta del buco, l'Amministratore incaricato del salvataggio, puntò subito il dito contro le banche.Infatti fu accertato che Detsche Bank a fronte di un prestito di 140 mln di euro, incassò interessi per circa 217(+ 140%) così come Unicredit da 171 mlnprestati ne ricavò 212(+ 124%), quindi ora si capisce perchè le banche abbiano taciuto alle difficoltà del Gruppo, emettendo bond ai piccoli risparmiatori fino a pochi giorni la scoperta del crac
nel dicembre 2003 la Consob, organismo di controllo delle società quotate, avviò seri controlli, scoprì che i 600 mln del fondo Epicurm erano fittizi e che, l'indomani scadeva il termine entro il quale Parmalat doveva onorare i bond, circa 150 mln.Calisto Tanzi fu arrestato poco prima di capodanno, dopo un misterioso viaggio in Ecuador, e rimase a San Vittore in via preventiva per soli 104 giorni.
Dopo 7 anni di dibattimenti e processi la condanna è arrivata. A Tanzi vengono contestati i seguenti reati: bancarotta fraudolenta, truffa, associazione a delinquere, aggiotaggio, false comunicazioni ai vertici di controllo.
Se fossimo in America, dove due anni fa in una vicenda simile a Parmalat, il finanziere Bernard Madoff, accusato di aver truffato i risparmiatori  e anche per oltre 50 mld di dollari, è stato condannato a 150 anni di carcere.
Mentre dei 18 anni comminati a Tanzi, egli non sconterà nemmeno un giorno perchè ha superato i 70 anni, mentre i piccoli risparmiatori che hanno perso tutto, si vedranno rimborsati appena il 5%.
Siamo in Italia.

giovedì 9 dicembre 2010

Il "Fini" giustifica i mezzi

Non so come la pensiate voi, ma davvero non se ne può più. Di cosa? Naturalmente di questa crisi politica che da un anno a questa parte invade giornali, tg e talk-show vari.
     E' quasi un anno ormai che Fini e Berlusconi sembrano marito e moglie separati ma, che non vogliono saperne di divorziare e accuse, insulti e strascichi vari sono all'ordine del giorno.E' inutile negare che il tutto è partito dal buon Gianfranco che, dopo una vita da secondo senza nè arte nè parte, ha deciso di prendersi quel posto al sole che secondo lui gli spetta di diritto, dimenticando che tutto ciò che è stato finora, da vicepremier a Ministro degli Esteri fino a Presidente della Camera, è grazie all'alleanza con l'odiato e invidiato Berlusconi.
Da quando è cominciata la legislatura(primavera 2008) che Fini fa la parte del ribelle prima e dell'epurato poi.Il(Ex) cofondatore del Pdl ha cercato e ottenuto in tutti i modi di mettere in difficoltà il governo, con votazioni contrarie e dichiarazioni sempre ambigue, sostenendo che nel partito da loro fondato vigesse una linea dispotica.
Egli si dice rispettoso dei valori etici e soprattutto politici ma, dimentica spesso che Egli è Presidente della Camera, ruolo che impone imparzialità e tutela di tutti gli schieramenti, e sopratttto lontano da qualsivoglia bega politica, ma Gianfranco il leale, da alcuni mesi a questa parte non ha smesso un attimo i panni del leader di partito, fondando prima il suo di partito "Futuro e libertà per l'Italia", e poi dettando o imponendo ripetutamente la guida e l'azione di governo.Dal più alto seggio di Montecitorio il garante Fini ha fatto resuscitare una dormiente opposizione aizzandola contro il governo con la becera promessa di aiutarla nella comune lotta al <berlusconismo>.
Dopo aver ritirato i suoi fedelissimi dall'Esecutivo, Fini per bocca del suo fedele e convinto consigliere, Italo Bocchino(nella foto sotto) invia ripetuti ultimatum, ovvero le dimissioni del premier prima del 14 dicembre, data in cui si vota la fiducia alla Camera. Ma un punto non mi è chiaro:secondo Fli, il premier, se si dimette prima del 14, può aspirare ad un reincarico, allargando semmai la maggioranza di centrodestra all'Udc di Casini.Loro rimproverano spesso Berlusconi e i suoi di prensere decisione che spettano al Presidente della Repubblica, ma loro fanno di peggio: aprono la crisi, danno un reincarico al premier allargando la maggioranza ad un partito che le scorse elezioni è stato relegato all'opposizione.Questa è democrazia per Gianfranco e in questo frangente il Capo dello Stato tace, pur essendo molto geloso delle sue prerogative..
Non sto qui a fare il Minzolini o il Belpietro della situazione, ma credo che sia ovvio se non obbligatorio che se il Governo dovesse cadere la strada da percorrere è quella delle elezioni, altro che governo tecnici o di responsabilità nazionale.L'art1 della Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo, allora perchè il Governo ed il premier dal popolo scelto dovrebbe essere esautorato e far posto a partiti come Udc, Api,e Pd che le scorse elezioni non hanno avuto il mandato dagli elettori?Questo per me si chiama <golpre bianco> perchè si passa sopra la volontà popolare.Inutile parlare di governo di larghe intese, con il pretesto di modificare la legge elettorale, grazie alla quale sconosciuti come Bocchno, Granata, Briguglio e altri non sarebbero certo stati eletti ( peraltro sotto la dicitura" Pdl-Berlusconi presidente,ndr),e ora non avrebbero quel potere che hanno.
Da pochi giorni Fini, Casini e Rutelli hanno dato vita al cosiddetto terzo polo, che esige il diritto di governare. Per carità nulla contro Rutelli e Casini, persone capaci e serie, che perlatro stimo, se proprio vogliono governare non sarebbe più opportuno chiederlo al popolo sovrano? Come fa da 16 anni a questa parte il tiranno Berlusconi
Infine c'è da constatare che grazie a Fini le opposizioni si sono risvegliate(Pd a parte..), da qualche settimana oltre all'Italia dei Valori si sono rivisti i radicali di Pannella, i sinistrati ecologici di Vendola e persino i comunisti di Diliberto, i quali pur di scacciare il Berlusca si lasciano guidare da un ex fascista.
Anche questo fa parte dell'Italia.


martedì 7 dicembre 2010

Coincidenze che emigrano bui pensieri. Gli immigrati cattivi.

     Le coincidenze a volte portano a pensare cose brutte, le coincidenze fanno pensare, quasi matematicamente. Le coincidenze in questi giorni ci hanno fatto riflettere su una (se vogliamo) sfortunata coincidenza. Il 5 dicembre si ferma un ventiduenne marocchino (che sta per essere scarcerato) per il presunto omicidio della bambina di Brembate di Sopra Yara Gambirasio. A Lamezia Terme, sempre il 5 dicembre,  Chafik Elketani, marocchino di 21 anni, drogato alla guida della sua bella Mercedes falcia un gruppo di ciclisti, ne muoiono sette. Il 6 dicembre a Vercelli un giovane marocchino, residente in Veneto, finisce con sette coltellate Sebastiano Raeli.
Scena quotidiana
nelle frontiere carceri italiane
     Coincidenze queste che fanno subito scattare quei brutti pensieri che fanno rima con il razzismo. Fanno rima con la paura che ti avvolge nelle nuove città sempre più vuote e insicure. Sarà per questo che si pensa subito ad incolpare tutti gli immigrati regolari. Questa è una riduzione che fa scalpore e che spesso viene deprecata, ma che ad essere onesti non può essere definitivamente nascosta a vita, perché un piccolo problema sull'immigrazione l'Italia, essendo penisola bagnata da tre mari, ce l'ha. E il problema non è attribuibile al razzismo (che certamente in alcuni casi c'è), il problema è il flusso immane di immigrati, spesso irregolari che, possiamo anche dirlo, invadono la nostra patria.

     Noi pensiamo che se questi flussi non vengono regolati, in qualche modo assottigliati, la situazione andrà sempre di più a peggiorare. Se la nostra nazione non può garantire un'occupazione stabile ai propri cittadini è inimmaginabile che possa accontentare tutti gli immigrati che cercano lavoro, a meno che quest'ultimi non si accontentano di essere sfruttati, malpagati e senza sicurezza lacuna. E a vedere come vanno le cose, sembra che i suddetti scelgano senza problema la seconda opzione. Questa scelta porta a delle conseguenze sull'economia e sulla possibilità d'occupazione un problema che può essere definito anche grave e non come molti dicono: banale e generico. Il problema  e che effettivamente gli immigrati aiutano l'economia malavitosa in Italia (paese che ne ha molta), e che riducono di molto il prezzo delle buste paghe degli operai italiani, oltre che le possibilità di nuova assunzione. Perché le mani sono uguali, perché gl'italiani sono uguali agli immigrati e non a parità di prezzo si preferisce risparmiare.
     Questo per quanto concerne gl'immigrati che trovano un lavoro (in nero), ma per chi  non lo trova, ed è supponibile visto lo stato in cui il nostro Stato versa, cosa fa? Altra frase definita banale: delinquono. E sì delinquono. Basti pensare che secondo i dati CENSIS del 2010 le carceri italiane sono rifornite di delinquenti al 37% da stranieri. Insomma bisognerebbe riflettere, perché c'è davvero pericolo che l'anitisemitsimo evolva in questo paese di frontiere. La lotta alla sopravvivenza si sa porta a strani e inimmaginabili, brutte, conseguenze. Si potrebbe arrivare addirittura all'invocazione di una guerra civile e, se si continua così la strada imboccata, percorsa a breve sfocia proprio in una risoluzione tragica, non c'è da scherzare, né da banalizzare, questo conviene sia agli italiani e sia agli stranieri.

domenica 5 dicembre 2010

L'ultimo inverno di rosa-Il delitto della domenica

28 febbraio 2001, Santa Maria Coghinas. E' qui che viene trovata Rosa Asole 66 anni, vedova da non molto. La trovano nel suo piccolo appartamento, è distesa sul letto con il cranio sfondato. La casa è sottosopra: sul pavimento tutte le sedie rovesciate e la gabbia dei pappagalli spalancata come i cassetti del comò, così come sono spariti i soldi della pensione e i pochi risparmi di Rosa.
  
     La prima ricostruzione del delitto appare tanto ovvia quanto elementare: qualcuno l'ha notata alla Posta mentre ritirava la sua pensione e l'ha seguita fino a casa. D'altronde niente di più facile, visto che la signora Rosa, sola ed indifesa era donna assai minuta e con lievi problemi di sordità. Allora perchè un delitto così feroce? Perché ridurla in quel modo? Infatti dai primi rilievi si evince che Rosa  è stata colpita con circa venti colpi al cranio inferti probabilmente con un martello.
     Già il martello. Proprio il martello porta ad un primo sospetto: il muratore. Infatti Rosa aveva dato appuntamento proprio quella mattina al muratore affinchè questi le sistemasse la cappa del camino che ultimamente dava problemi, la signora l'aveva chiamato perchè, nonostante la primavera alle porte, voleva ancora essere scaldata. Il muratore era già venuto il giorno prima a dare un'occhiata e aveva dimenticato le tronchesine. Centro, infatti la rete dietro la casa che divide l'orto dai campi è stata recisa con delle tronchesine.
     Quindi il caso è chiuso? L'assassino è il muratore? Macchè, il muratore sembra non c'entri nulla. Anzi è stato proprio lui a dare l'allarme. Come da accordi, la mattina del primo marzo l'uomo si è recato a casa di Rosa, ma non l'ha trovata. Strano, beh sarà uscita un momento, torna dopo un'ora ma della signora ancora niente. Quindi fa rintracciare i figli di Rosa che vivono in paesi limitrofi, quando arrivano scoprono la macabra scena.

     Il cerchio si stringe dopo un sopralluogo più accurato. L'assassino ha preso solo i soldi, non i gioielli che pure erano in vista. Poi che strana irruzione, passi per la recinzione tagliata, ma i vetri della finestra rotti lasciano perplessi gli investigatori. Perchè l'omicida non è arrivato dall'esterno, tagliando la recinzione: il vetro è rotto dall'interno, visto che le schegge sono solo fuori. Questo vuol dire che Rosa, la sera del 28 febbraio ha aperto la porta al suo assassino.
     L'assassino è Luciano Pinna, 74 anni, vedovo da tre mesi. Rosa lo aveva conosciuto tempo prima alle Poste, in coda allo sportello, chiacchiera dopo chiacchiera, visita dopo visita, Rosa e Luciano avevano deciso, dopo i loro rispettivi lutti, di farsi un nuovo regalo nella vita, volevano farsi compagnia, volevano ancora nuove emozioni, nonostante l'età.

     Ricostruiamo la storia. Rosa quella sera aveva freddo, ma era contenta, perchè da poco qualcuno le scaldava il cuore, di nuovo, sensazioni che ormai sembravano appartenere a tempi remoti. Luciano era lì dal primo pomeriggio e ormai s'erano fatte le dieci di sera, si volevano davvero bene.
Ma secondo Luciano, lei aveva l'idea fissa del matrimonio, voleva regolarizzare il rapporto, perchè si aveva una certa età, ma anche perchè il paese mormora. Ma lui non era pronto al momento, vuoi per l'età, vuoi la sua recente vedovanza, voleva aspettere almeno un anno, il tempo di elaborare il lutto e mettere a tacere le male lingue. Ma dopo l'ennesimo rifiuto, Rosa è andata in escandescenze, prendendo ad insultare anche la defunta moglie di Luciano, scatenando la rabbia di quest'ultimo. Così accecato dalla rabbia, la colpisce più volte e l'ha porta sul letto. Solo dopo, quando la rabbia cede il passo alla razionalità, Luciano capisce cosa ha fatto e per <salvare> la situazione inscena la rapina, rompendo il vetro e tagliando la rete.
Luciano Pinna viene condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione e Rosa non sarà più scaldata nè dal camino nè da un nuovo amore, il suo cuore non arde più.

giovedì 2 dicembre 2010

Se queste sono rivelazioni-WikiLeaks

Assange [WikiLeaks]
Da domenica scorsa non è più Osama Bin Laden l'uomo più ricercato al mondo, ma Julian Assange (nella foto) hacker australiano e fondatore del sito web WikiLeaks. Da diverse settimane per Assange pende ufficialmente un mandato di cattura internazionale con l'accusa di stupro. Ma tutti sanno che questo è solo un pretesto, infatti Assange è stato inquisito dal momento che ha deciso di pubblicare documenti riservati degli Usa sulle guerre in Iraq e Afghanistan, ma anche altri centinaia di migliaia di files che, secondo gli esperti, metterebbero in crisi le diplomazie di mezzo mondo.

Le prime rivelazioni si sono avute lo scorso 29 novembre e altre se ne avranno nelle settimane a venire, ma già dalle prime pubblicazioni, non è venuto fuori niente di <esplosivo> come annunciato alla vigilia. Ma esattamente cosa è saltato fuori? Beh ce n'è per tutti, questi riservati documenti riportano commenti sui leader mondiali e valutazioni poco lusinghiere su alleati (degli Usa) come Germania, Francia e Italia. In particolare emergono le paure degli Usa, di Israele e Arabia Saudita nei confronti dell'Iran e per i suoi crescenti programmi nucleari, argomento che porta l'amministrazione americana  a non escludere un eventuale attacco militare anche alla Corea del Nord.
     Da questi files emergono anche forti pressioni esercitate da Hillary Clinton nei confronti dei diplomatici accreditati presso l'Onu, ai quali chiede di raccogliere informazioni sul segretario dell'Onu Ban Ki-moon e sui suoi principali collaboratori. Questa voce ha messo in forte imbarazzo l'amministrazione di Washington, che ha aperto un'indagine penale nei confronti di WikiLeaks.
Le notizie più scottanti riguardano soprattutto il Medio Oriente, in particolar modo il regime iraniano. Emergono le forti e ripetute pressioni del sovrano saudita Re Abdullah agli Usa affinchè attacchi l'Iran per distruggere il suo programma nucleare. Ma anche altri stati della regione come Giordania, Bahrein, Emirati Arabi Uniti ed Egitto considerano il regime di Teheran come "il male assoluto" e chiedono a Washington di fermare con qualsiasi mezzo il suo programma nucleare. Queste rivelazioni ora rischiano di minare non solo i rapporti con gli Stati Uniti, ma mettono a repentaglio i già precari equilibri interni alla regione, con conseguenze imprevedibili e sciagurate.
Silvio Berlusconi e Vladimir Putin
     Poi è venuto fuori solo <gossip>, ovvero vengono descritti in modo dispregiativo i profili privati di vari leader mondiali: da Berlusconi a Putin, da Gheddafi a Sarkozy.
Il nostro premier viene descriitto come debole, inefficace e, soprattutto viene visto come servo di Putin o meglio viene definito il suo portavoce in Europa. Inoltre Berlusconi viene definito immoralee avvezzo alla frequentazione di party selvaggi. E ci voleva WikiLeaks per dire questo? Ci pensano già i nostri quotidiani a tenerci informati sulle abitudini personali del premier..

Muammar Gheddafi,
leader libico al potere dal 1969

Viene messo in piazza anche il privato del dittatore libico (grande amico del nostro premier, ndr) Muammar al Gheddafi, figura controversa, descritto autoritario ed ipocondriaco e gran fruitore di botulino e viagra. Infatti si ritiene che sia proprio il ràs di Tripolo ad aver insegnato la pratica del <bunga bunga> all'amico e alleato Berlusconi.
Altre indiscrezioni riguardano il presidente francese Sarkozy, il cancelliere tedesco Merkel, il dittatore nordcoreano Kim Jong-il ed il premier russo Putin, ma la loro importanza e veridicità e pari allo zero, e queste <scottanti rivelazioni> troveranno spazio sui giornali competenti, i settimanali rosa.