Agosto 2003. Siamo a Cellole, provincia di Caserta, quella Caserta quasi marinara, ovvero il litorale domiziano, dove anche quel sabato 30 agosto è come al solito affollato di bagnanti. Ma questa non è solo una zona turistica, infatti n questo lembo di terra ad alberghi e stabilimenti balneari, si alternano vigneti e campi di granturco e fagioli.
Anche in quel bollente sabato d'agosto, subito dopo pranzo, anziché schiacciare un pisolino il contadino si porta nel suo terreno, in campagna c'è sempre da fare. Non ha fatto ancora pochi passi che subito nota un cartone, un grosso cartone perso tra le sue coltivazioni.

Saranno i soliti incivili, pensa il contadino, che si appresta a rimuovere i rifiuti che sempre più sovente lasciano nei suoi campi. Ma è mentre s'avvicina che il contadino nota qualcosa di sospetto: dal cartone spunta una pianta che con la terra non ha nulla a che vedere. E'la pianta di un piede. E il resto del contenuto è immaginbile e neanche raro a vedersi, considerato il luogo.
Il contadino, che nella vita e nella zona ne ha viste tante, non appare scosso dal ritrovamento, e dopo aver chiamato ambulanza e carabinieri, aspetta buttando uno sguardo al cadavere. Singolare è la postura di quel cadavere: avvolto in una coperta di lana c'è un corpo rannicchiato, come inginocchiato. Le mani sono legate con del nastro adesivo, sulla testa ha un sacchetto di plastica. E' il cadavere di un uomo incappucciato.
I carabinieri, nel frattempo non precipitosamente arrivati, azzardano subito la più scontata delle ipotesi: camorra. Infatti la Baia Domizia è una zona con un alto tasso di malavita, e da anni che è in atto una guerra tra clan, quindi un nuovo, ennesimo cadavere ritrovato, sarebbe solo routine.
Dopo aver fatto i rilievi del caso, c'era un'altra prassi da sbrigare: l'identificazione della vittima. Ma questo al momento non è possibile, visto che non vengono rinvenuti documenti. E non è nemmeno una faccia nota agli inquirenti. Si sa solo che ha, presumibilmente, una cinquantina d'anni e quel sacchetto in testa gli è stato messo solo dopo che l'assassino ha sparato, ci sono infatti tre fori sul cranio.
Il primo referto dell'autopsia svela che l'uomo è morto almeno da quattro giorni, ma nessuno ne ha denunciato la scomparsa. E' strano non tanto il luogo del ritrovamento, quanto il modo in cui è stato fatto ritrovare il corpo. Lo scatolone, la coperta di lana, il sacchetto di plastica: tutte <accortezze> che non sono proprie della camorra casertana. Ma è un nuovo esame autoptico a svelare la prima sorpresa: quei tre fori sul cranio non sono stati procurati da proiettili.
Per uccidere il <senza nome> non è stata usata un'arma da fuoco, bensì un oggetto contundente, pesante ed appuntito: un martello. I killer della camorra che uccidono a martellate? Ed è qui che la pista della mala casertana viene accantonata.
Seconda ipotesi. Un delitto interno al mondo dell'agricoltura? E' noto che quella è una zona di caporalato, forse un clandestino si è ribellato a qualche condizione ed è stato punito. Ma anche questa pista non dà risultati.
Ma ecco che qualcosa comincia ad emergere. La vittima era schedata, niente di che, piccoli precedenti, ma finalmente ha un nome. Si tratta di Amedeo Bacchilega, 46 anni e nulla aveva a che fare con la malavita, e soprattutto niente a che fare con la provincia casertana. Perché Amedeo, muratore viveva a Ravenna con la sua compagna, la quale da giorni non aveva più sue notizie.
Amedeo e la sua compagna, Maria Teresa, da tempo erano in crisi. Il 25 agosto, dopo la loro ultima ed ennesima litigata, Amedeo era uscito come al solito, e non aveva fatto ritorno. Lì per lì Maria Teresa non si era preoccupata, ma con il passare dei giorni, l'inquietudine saliva. Così appresa la notizia, parte per Caserta ed effettua il riconoscimento del corpo.
Né lei, né la procura di Santa Maria Capua Vetere, che ha in mano l'inchiesta, sanno dare un movente per quell'assassinio anomalo. Una sola cosa è certa: con la camorra non ha nulla a che vedere.
Dopo aver confermato che quell'cadavere è il suo compagno, Maria Teresa torna in albergo, a Napoli, da dove l'indomani ha intenzione di ripartire. Prima però gli inquirenti vogliono verificare alcune cose, a cominciare dai conti del Bacchilega e dalle chiamate da lei ricevute. Il giorno dopo la convocano per un ultimo colloquio, perchè nei tabulati del cellulare di Amedeo c'è un numero che appare più volte. Appartiene ad un amico della vittima, un imbianchino di Nola, che da un anno si è trasferito in Romagna. E curioso è anche il fatto che questo numero appare anche nei taubulati del cellulare di lei, che per precauzione è stato messo sotto controllo. Anche lei che ora è a Napoli, si è sentita col suddetto.
Non ci vuole molto a fare due più due e scoprire che Maria Teresa e l'imbianchino, Angelo, sono amanti, dato che alloggiano anche nello stesso hotel. Sicché quando il giorno dopo esce dall'albergo e prende la direzione dell'autostrada, non immagina che sotto il volante della sua auto gli investigatori hanno piazzato una cimice. E, quando Angelo nervoso sale sull'auto, subito esclama: "ma cosa mi hai fatto fare? Ora ci prenderanno di sicuro" Lei più fredda:"stai tranquillo, che arrivati a Ravenna penseremo ad una nuova fuga".
E' l'una di notte, quando sull'autostrada verso Roma, un' auto dei carabinieri si affianca alla Golf condotta da Maria Teresa. I due vengono portati in caserma: il primo a cadere è lui, poi lei.
E, finalmente, si riesce a ricostruire il delitto. E'avvenuto in casa Bacchilega, a Ravenna dove la vittima avrebbe aggredito la compagna con un martello. E Angelo anche lui presente, avrebbe disarmato l'amico per poi colpirlo ripetutamente. Gli arti legati e la testa coperta? Niente solo per far entrare il corpo nello scatolone e non far fuoriuscire il sangue.
Perché portare il corpo a 600 km di distanza? Si pensava che portare un cadavere in terra di camorra fosse sufficiente ad allontanate qualsiasi sospetto ed assegnare il delitto alla malavita.
Alla fine Angelo, sarà condannato a 13 anni di carcere, lei la vedova nera, se la caverà con l'assoluzione, ed uscirà di scena. Continuerà a vivere nella casa che fu anche di Amedeo.