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Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi |
Noi non crediamo, e nemmeno lui crede, Berlusconi, che si dice convinto. che il suo governo possa giungere a fine mandato (2013), anzi sembra proprio un'utopia.
Dobbiamo essere consapevoli che, dopo 17 anni, si va verso la fine di un ciclo storico. Il <Berlusconismo>, che piaccia o meno (ai posteri l'ardua sentenza,ndr) è stato un importante periodo politico per il Paese, e come tale va consegnato alla storia. Appunto alla storia al passato.
E pensare che questo ennesimo governo Berlusconi era nato sotto i miglori auspici, ottenendo grandi consensi, dovutigli soprattutto dal fallimentare e ridicolo biennio di centrosinistra guidato da Romano Prodi. Alle elezioni 2008, il neonato Popolo delle libetà (Fini-Berlusconi) alleatosi con la Lega Nord, ottenne un vero e proprio plebiscito: quasi il 40 % dei consensi, battendo di gran lunga il Pd di Veltroni, e grazie all'attuale legge elettotale (la Porcellum), conquistò una maggioranza parlamentare che non aveva precedenti nella storia repubblicana, oltre cento deputati e sessanta senatori.
Ma come si è arrivati a questa situazione, dilapidando in soli due anni una maggioranza così vasta? Di certo non è un fulmine a ciel sereno. Tutto ciò nasce da una lotta interna al Pdl che vede coinvolti i due fondatori, ovvero Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini.
Non è affatto facile stabilire chi è che abbia la responsabilità di questo scontro (dipende dai punti di vista), ma è un dato di fatto che è stato Fini, nonchè Presidente della Camera, a far la parte del "cattivo", non accettando mai del tutto l'essere secondo a Berlusconi, diventando sempre più l'anima critica del partito e, fino a diventare la vera opposizione del Governo. Così dopo diversi mesi di malcelata (e reciproca) sopportazione, s'arriva all'epilogo: è primavera inoltrata quando, dopo un tesissimo vertice di presidenza del Pdl, si arriva al culmine dello scontro. Mentre Berlusconi, parla dal palco, rinfacciando a Fini di mettergli i bastoni tra le ruote, quest'ultimo si alza dalla platea e, con il dito puntato verso il premier, esclama l'ormai celebre frase:"che fai mi cacci?" Ed è in questa occasione che si consuma lo strappo definitivo.
Da allora abbiamo assistito quotidianamente, in tv e sui giornali, a feroci scambi d'accuse tra le due correnti del pdl, e la pubblica chiusura di ogni tipo di rapporto tra Fini e Berlusconi, ovvero tra il Primo ministro e il Presidente della Camera. Ma il peggio deve ancora arrivare. E' infatti giugno, quando, dopo un ennesimo vertice di partito, Berlusconi espelle di fatto il cofondatore del partito stesso, anche se, questa circostanza è stata sempre negata dal premier, il quale asserisce che è stato Fini a lasciare il partito.
Il giorno successivo, Fini, con una cinquantina tra deputati e senatori fonda un nuovo partito: Futuro e Libertà per l'Italia.
Gianfranco Fini alla Convetion del suo partito |
Da quel momento in poi nasce una vera e propria guerra mediatica tra il premier e il Presidente della Camera. Quest'ultimo accusa il Cavaliere di essere un dittatore, anteponendo le leggi ad personam all'azione di governo. Ma la risposta di Silvio e i suoi non si fa attendere, scatenando i suoi <sicari> mediatici, Feltri, direttore de il Giornale (di famiglia) e, Belpietro, direttore di Libero. Questi due quotidiani, per tutta l'estate, quotidianamente, con inchieste(vere o false che siano), servizi, dossier, testimonianze, hanno dato il tormento a Fini e famiglia (la famosa vicenda della casa di Montecarlo, ndr), sconfinando spesso e volentieri nel privato della coppia.Questa aggressione mediatica aveva un solo fine: far dimettere Fini da Presidente della Camera, come è stato chiesto più volte da Berlusconi ed i suoi.
Tutto ciò cosa ha portato? Ad una fine anticipata di un governo forte di oltre cento deputati, ma anche ad uno stallo dell'azione di governo e dell'attività parlamentare.
Dopo la convention di Perugia, finalmente Fini è uscito allo scoperto. Ha chiesto (stavolta lui) a Berlusconi di dimettersi, anzi ha dato un vero e proprio ultimatum: se il Cavaliere non rassegna le dimissioni, sarà Fini stesso a ritirare i propri uomini dal Governo.
Ma di quale governo parlano? Di un governo che da mesi non emana un solo decreto legge (a parte i salva condotti per il premier, ndr), che ha portato il Parlamento all'inattività.
Oltre ad i numerosi problemi che abbiamo, in Italia avevamo bisogno proprio di questo. Quindi meglio mettere la parola fine. Anzi Fini.
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