Discarica di Terzigno |
Terzigno, Chiaiano, Giugliano in Campania, ci si passa la palla da un comune all'altro. O meglio ci si passa la munnezza, tra queste suddette località. Meglio ancora, sarebbe dire che, c'è un continuo scarica barile (di percolato ndr) tra i vari enti preposti a risolvere un'emergenza che ha il sapore, oramai, di una farsa, se non fosse che il problema oltre ad essere grottesco, è sempre un poblema che mette a repentaglio la serena e igienica vita di un'intera comunità.
Il problema è paradossale perchè innanzitutto è una questione non di difficile svolgimento. Basta guardarsi intorno, nemmeno troppo lontano e, capire che tutti vivono placidamente nelle proprie case senza aver la preoccupazione di chiudere le finestre per i miasmi proveniente da una discarica di rifiuti a cielo aperto. Grandi metropoli hanno gli inceneritori, o i cosiddetti C.d.r., o i termovalorizzatori nei centri urbani, senza alcun disagio. In Germania, addirittura, l'immondizia è richiesta come materia prima per i loro impianti di combustione. Insomma basterebbe costruire, costruire e costruire. Almeno cinque termovalorizzatori nell'intera regione.
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Blocco stazione ferroviaria Montecorvino-Bellizzi (giu. 2004) |
Questa storiella però è ormai scaduta e stucchevole, in quanto la si ripete da anni. In una regione dove sono immani le responsabilità dei politici. A capo di tutti, l'ex governatore regionale Antonio Bassolino, che ha portato allo sfascio l'intera gestione dei rifiuti. Si ricordano le proteste per la discarica di Parapoti nel comune di Montecorvino Pugliano (in provincia di Salerno) che, per più di un giorno divisero l'Italia, nel giugno 2004, bloccando la stazione ferroviaria di Bellizzi. Quasi quattro anni più tardi la civile protesta per la riapertura della discarica di Macchia Soparana nel comune salernitano di Serre, vide bloccare l'asse autostradale Salerno-Reggio Calabria. Poi toccò al comune avellinese di Savignano Irpino... insomma un balletto prorompente di scarico non solo di spazzatura, ma ci teniamo a precisare di responsabilità, prima della regione, che aveva il commissariato speciale alla gestione dei rifiuti, e successivamente della provincia, che in questi anni ha sempre difeso l'irresponsabilità, insana, dell'intera provincia napoletana, in specie del comune capolugo, governato, lo possiamo dire, maldestramente dal sindaco Rosa Russo Jervolino che, per anni ha sversato la propria immondizia nelle limitrofe province campane e il più delle volte carcicandoli su vagoni merci diretti in Germania, facendo sborsare i soldi del trasporto a tutti i cittadini italiani.
Non ci stupiremmo se gli abitanti delle province di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno richiedano che: "i problemi della sua immondizia, Napoli li deve risolvere a casa sua". Tanto più che proprio la provincia di Salerno offre un grande esempio sulla virtuosa gestione di quest'ultima. I comuni di Mercato San Severino, Bellizzi, Pollica da anni sono in prima linea per la raccolta differenziata. Il capoluogo, Salerno, arriva addirittura al quasi 70% nella raccolta, praticando in parecchie zone, il cosidetto, porta a porta. E ancora nei comuni irpini e sanniti, ormai da tempo, si è avviata la suddetta differenziata. Dunque di depositare i rifiuti della provincia partenopea nelle altre province, non se ne dovrebbe parlare proprio, sarebbe farsi beffe dei rispettosi abitanti campani che, con pazienza, differenziano i propri rifiuti.
Manifestazione anti-discarica Cava Vitiello |
Ergo, la risoluzione dei problemi rifiuti è circoscritta prettamente nei confini della provincia di Napoli. Ed, effettivamente, il problema logistico del dove posizionare una discarcia a cielo aperto, la provincia partenopea ce l'ha. Non bisogna dimenticare che è la provincia più densamente popolata d'Italia, se non d'Europa, ragion per cui, lo spazio di azione è davvero poco. Ed è forse, pure, per questo che si è scelto un posto, sbagliatissimo, come quello di Terzigno, sito nel Parco nazionale del Vesuvio. Decisione che hao fatto scattare le, lapalissiane, proteste dei cittadini dei comuni vesuviani.
Questo è i l punto nevralgico, secondo noi, dell'intera vicenda che stiamo discutendo da tempo. La protesta.
Innanzitutto, dovrebbe essere civile, altrimenti è difficile aver ragione agli occhi del popolo non toccato dall'emergenza. La solidarietà si riduce a pochi cittadini. Con le bombe e mazzate (botte da orbi) non si risolve nulla. Si adescherebbe, solo il sospetto, che è condotta da organizzazioni criminali.
Secondo. La protesta è sbagliata sia nella forma (come abbiamo già detto), sia nel lessico e nella sinossi. Non si può e non si deve protestare con motti che pongono in luce ragionamenti tipo: "noi la spazzatura non la voglimo qui", come a dire, "vabbene in qualunque posto, l'importante che non sia questo, perchè a me, interessa questo e basta!". Qui si riduce ancora di più la solidarietà con i manifestanti. Sarebbe opportuno intonare dei cori, degli slogan, che lascino passare dei messaggi del genere: "Basta con le dicariche , siamo nel 2010, vogliamo un termovalorizzatore. Non è possibile che si continui a infettare i nostri terreni, le nostre falde acquifere". E per nostre si dovrebbe intendere, l'intera nazione Italia. Così, allora, la protesta, civile, renderebbe solidale la maggior parte del paese.
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Guido Bertolaso |
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