domenica 14 novembre 2010

Abu Dhabi: La fine dello stile Ferrari

Un Pit Stop Ferrari.
Da bambino guardavo sfrecciare quei diavoli rossi sul nero asfalto è gioivo solo a guardarle. Ma ricordo che fino a poco tempo fa quei diavoli rossi, chiamati Ferrari, avevano una squadra che coordinata da Jean Todt non sbagliava, quasi, un Pit Stop. Si attendeva, anzi, il Pit Stop per vedere lo spettacolo di quei meccanici che quasi s'immolavano con ogni mezzo per mettere quella vettura rossa, considerata come loro creatura (perchè tale era), davanti a tutte le altre, a tutti gli altri colori. Il Pit Stop, quindi, come certezza di una riscossa o di una conferma sicura.
 
Oggi, con la fine del mondiale di Formula Uno 2010, c'è un triste consolidamento dell Cavallino rampante, creato da quell'altrettanto rampante uomo romagnolo di Enzo Ferrari, a perdere è soprattutto la squadra Ferrari. Lo stile di quei meccanici perfetti, che riuscivano sempre a mettere davanti alle altre macchine colorate la loro lucidante vettura rossa.
Sebastian Vettel, il più giovane pilota
campione del Mondo
   Webber tocca il guardarail ed è costretto alla sosta, la Ferrari (squadra) cosa fa? Si auto-costringe ad uscire pagando l'errore del pilota australiano, quasi per una solidarietà sportiva, che non ha alcun senso. Il pilota spagnolo Fernando Alonso, che aveva in pugno la vittoria del mondiale si trova con Webber impantanato nel traffico che lo ha portato fuori dalla lotta con il vero vincitore, colui che non era mai stato alla guida del campionato piloti, il giovanissimo Sebastian Vettel, a cui vanno tutte le congratulazioni, davvero meritate.
   Questo disastro strategico, c'è da precisare, non è avvenuto solo in quest'occasione, ma si è rivelato per l'intero campionato. Mi dispiace ma consiglierei a Domenicali & Company di ristudiare la Formula Uno che, era ed è tutt'altra cosa, specie quella che fino a cinque anni fa si vedeva. La Ferrari poteva pure perdere, ma la squadra ne usciva sempre a testa alta.

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