venerdì 19 novembre 2010

Bavaglio all'italiana-Tv e giornali sotto regime berlusconiano


Augusto Minzolini, direttore tg1
In Italia da 17 anni a questa parte, a cadenza ciclica vi è una paura negli italiani, o meglio in una parte di essi, una paura chiamata regime. Questo timore serpeggia soprattutto quando a Palazzo Chigi è insediato un governo di centrodestra (Berlusconi), mentre quando in sella è la sinistra, niente paura si torna in un sistema democratico.
In primis, questa pericolosa deriva autoritaria viene dal mondo dell'informazione. Politici, giornalisti, cantanti, attori, conduttori televisivi, denunciano una cappa di piombo sulle tv, non c'è libertà d'espressione, c'è la censura preventiva, in poche parole non c'è informazione, in particolar modo in Rai mentre in Mediaset (gruppo Berlusconi) beh siamo nella tana del lupo.
Ritengo normale che in un Paese, democratico? (così dice la Costituzione), vi siano programmi e giornali sia filogovernativi, sia atigovernativi. Questo dovrebbe chiamarsi pluralismo, ma in Italia no, o si chiamano servi del padrone oppure paladini della libertà.

Andiamo nei dettagli: in Rai come filogovernativi troviamo il tg1 di Augusto Minzolini (nella foto), beh a mio avviso eccessivamente filogovernativo tanto da ridurre al minimo (o eliminare) lo spazio all'opposizione e impostando il più prestigioso e importante telegiornale italiano in una sorta di ufficio stampa del governo. E' un dato di fatto che, da quando a dirigere è l'"Augusto direttore", il tg1 ha perso oltre un milione di telespettatori (giustamente). Altri programmi che tifano per il Premier, ma molto più equilibrati sono "Porta a porta" di Bruno Vespa, che fa un grande sforzo ad essere super partes, il tg2 di Mario Orfeo e "L'ultima parola" del leghista Gianluigi Paragone.
Emilio Fede, fondatore e direttore del tg4
In casa Mediaset, troviamo il tg5 diretto da Clemente J Mimun, "Matrix" di Alessio Vinci, e infine il caposcuola del giornalismo di parte: il tg4 di Emilio Fede, che con le sue arringhe appassionate, con i suoi servizi montati ad hoc, fa del suo tg4, il tg più inattendibile e squilibrato d'Italia.
Quindi in un Paese con tendenze autoritarie questi programmi dovrebbero occupare gran parte dei palinsesti televisivi, dando quasi nessuno spazio a quei pochi programmi antigovernativi. Ma è così?

Nella tv pubblica abbiamo diversi (o molti) programmi che parteggiano per l'opposizione a cominciare dal tg3 di Bianca Berlinguer, "In mezz'ora" di Lucia Annunziata, "Ballarò" dell'antipatico (giudizio personale) Giovanni Floris,"Che tempo che fa"del superpagato Fabio Fazio, il quale alla faccia della censura raddoppia con "Vieni via con me" affiancato da Robero Saviano, sempre più militante e sempre meno scrittore. Altri programmi col <bavaglio> sono "Report" della bravissima milena Gabanelli, "Presadiretta" dell'altrettanto bravo Riccardo Iacona, e programmi satirici come "Parla con me" del duo Dandini-Vergassola. Tranquilli, non mi sono dimenticato di citare lui, il paladino della libertà d'informazione, il supercensurato, il boicottato,il confinato, l'estromesso, il denunciato, perseguito e perseguitato, l'esiliato, l'<europarlamentato> Michele Santoro, che con il suo "Annozero", da anni, diffama, scredita, accusa tutto ciò o tutti coloro che, direttamente o indirettamente hanno avuto o sono in contatto con il diavolo in persona, ovvero Silvio Berlusconi.
L’Autorità non ha il diritto di snaturare La7
Vittorio Feltri direttore de "Il Giornale"
Se in Rai e Mediaset troviamo programmi anti e progovernativi, nel terzo polo televisivo, La7, la quasi totalità di tg e programmi è politicamente corretta, quindi di sinistra, a cominciare dal telegiornale che da quando alla direzione c'è Chicco Mentana, ha più che triplicato gli ascolti. Poi abbiamo programmi quotidiani che bastonano il governo, come "Ottoemezzo" della rossa Lilli Gruber, "In onda" di Luca Telese, "L'Infedele" dello spocchioso e saccente Gad Lerner (nella foto), "Le Invasioni barbariche" della scialba Daria Bignardi e infine "Exit"condotto dalla tanto brava quanto scorretta Ilaria D'Amico.

Questo per quanto concerne le tv, ma non diversa è la situazione della carta stampata. I quotidiani pro-premier sono "Il Giornale" diretto dal discusso e discutibile Vittorio Feltri (nella foto) che questa estate è stato protagonista di una squallida campagna contro il Presidente della camera Gianfranco Fini.
L'altro quotidiano vicino al governo è "Libero" di Maurizio Belpietro, anch'esso protagonista nella campagna di delegittimazione verso Fini.
Infine non capisco perchè Minzolini, Feltri, Belpietro e Vespa siano considerati, faziosi, servi del padrone. mentre gli altri, Santoro, Ezio Mauro, Scalfarie e compagnia siano degli eroi, dei paladini della giustizia resta tutto un mistero.

Abbiamo visto che, in tv il rapporto tra filo governativi e anti governativi è 4-13, così come per i giornali è di 2-10, vi è proprio uno squilibrio dell'informazione, ma all'inverso, in un regime che fa davvero acqua.

Nessun commento:

Posta un commento